La drammaturga Lidia Ravera propone una “re-interpretazione” dei due personaggi shakespeariani – Desdemona e Otello – inserendoli in un contesto socio-politico anni Settanta, fatto di militanza e rivendicazioni.
Desdemona (Selene Baiano) è una studentessa borghese ed emancipata, intenta a ripassare sul letto coniugale le battute della propria omologa shakespeariana. Otello, suo marito (Alessandro Lussiana) è un rude uomo del Sud, trapiantato a Torino, dove fa l’operaio ed è attivo nelle lotte sindacali.
Disparita sociale, divergenze ideologiche, differenze di linguaggio e gelosia sono tutti temi che emergono nel primo quarto d’ora di spettacolo in un colloquio telefonico tra la protagonista ed Emily (altra interprete, solamente evocata, di questa rappresentazione “in fieri”). Tutto è abbastanza credibile e convincente a livello interpretativo (merito che va riconosciuto a Selene Baiano) ma non si può dire lo stesso a livello drammaturgico: il testo si poggia su una serie di cliché e luoghi comuni (riguardanti le tematiche sopra citate), che lo rendono scontato e privo di appeal, se non fosse per l’intensità interpretativa dei due protagonisti. Alessandro Lussiana è un Otello efficace, deciso e pragmatico, dall’indiscutibile presenza scenica; tutto si svolge in un continuo gioco di rimandi tra la finzione dell’opera shakespeariana e la realtà fittizia in cui vivono i due protagonisti, nel (forzato) tentativo di attualizzazione operato da Lidia Ravera. Anche quando la situazione sta per precipitare e Otello annuncia alla propria moglie l’intenzione di ucciderla, non abbiamo la certezza dell’attesa di quello che potrebbe succedere (o non succedere).
Tuttavia c’è un elemento innovatore che colpisce: il fazzoletto shakespeariano, prova “schiacciante” del presunto tradimento di Desdemona con Cassio, ai danni di Otello, diventa sorprendentemente un disco di musica classica (contenente l’incisione dell’omonima opera verdiana), della quale la madre del protagonista era appassionata. Si può apprezzare il tentativo di risolvere un conflitto (non tanto interiore al personaggio di Otello, in questo caso, quanto di stampo sociale), ma il percorso attraverso il quale si arriva a questa soluzione risulta evidentemente banalizzato.