Venezia, teatro La Fenice, “Água” di Pina Bausch
GIOIA DI VIVERE (IN BRASILE)
Pina Bausch ha rivoluzionato il teatro e la danza, al punto che si può parlare di un “prima” e di un “dopo” Pina Bausch ed ha ricevuto il Leone d'oro alla carriera a giugno, mentre pochi giorni dopo approdava alla Fenice il suo Água, creato in Germania nel 2001 dopo una residenza in Brasile.
Negli anni Settanta e Ottanta la Bausch, con la sua compagnia, il Tanztheater Wuppertal, ha indagato le relazioni quotidiane e familiari ed i rapporti con gli altri; successivamente ha guardato il mondo con maggiore fiducia e leggerezza, una fiducia che in Água diventa gioia di vivere, gratitudine per essere ancora vivi, nonostante tutto.
Un esempio: una ballerina racconta che di notte, mentre è a letto, ha avuto un crampo che l'ha svegliata e l'ha costretta ad alzarsi; si affaccia alla finestra e vede un cielo meraviglioso, mai visto così bello: la conclusione è “grazie a Dio ho avuto un crampo”.
Anche in Água non c'è una vera trama, né uno sviluppo narrativo riconoscibile, né messaggi espliciti e didascalie; gli interpreti sono “persone” e non personaggi; il gesto nasce dall'esperienza, privo di intenti politici e didattici. Il linguaggio nasce da un lavoro meticoloso sui sogni, sulla memoria individuale e collettiva, sui desideri. Ogni pezzo ha una differente trama coreografica, si alternano lentezze a velocità, quadri collettivi e momenti individuali. Si parla di natura, di sentimenti, di solitudine, di rabbia, di giochi di potere, di ossessioni, delle difficoltà di amare, delle difficoltà di capire e di capirsi, del bisogno di essere accettati dagli altri, dello schifo della guerra e di ogni sopraffazione. Ma soprattutto della gioia di vivere (speriamo che non sia solo geograficamente relegata al Brasile), espressa anche dai fantasiosi e coloratissimi costumi di Marion Cito e da un'incalzante selezione musicale varissima.
Un Brasile che è il regno della gioia di vivere. La contagiosa voglia di danzare supera e azzera il male di vivere a vantaggio di una sensualità esibita: così mangiare un'arancia diventa come fare l'amore, il sensuale gemito di piacere di due amanti si staglia su foglie di palma. Infatti le proiezioni video di Peter Pabst iniziano con un mare di palme mosse dal vento, poi i volti di percussionisti delle scuole di samba, il volo di uccelli, le onde marine, l'Amazzonia, i grandi fiumi e le imbarcazioni sballottate sull'acqua, gli animali, la spiaggia. Le immagini ci introducono in una terra sensuale e festaiola, viva e pulsante, magica e spettacolare, dove la gente non può non vivere bruciando di passioni.
Non manca la critica alla chirurgia estetica, con quei corpi gonfiati dal bisturi ironicamente esibiti sui teli bagno, un'estetica innaturale tragicamente di moda.
Ma c'è anche tanto divertimento, con la ballerina che fa previsioni del tempo lanciando in aria uno scarpone, con la distribuzione del caffè agli spettatori della prima fila, con i danzatori su tacchi vertiginosi che ballano con una danzatrice minutissima, con il languore delle coppie su un lungo divano o in un giardino lussureggiante, con l'italiana Cristiana Morganti inviperita dai complimenti del suo compagno Michael Strecker.
E che dire del frammento con l'acqua sugli enormi schermi e i ballerini stesi sul palco sotto teli di nylon a simulare acqua virtuale? Oppure l'acquedotto fatto con pezzi di tubo che i ballerini mettono insieme per fare arrivare acqua in proscenio. Oppure il finale, con l'acqua bevuta e spruzzata addosso gli uni agli altri, in un crescendo parossistico.
Ironia e sensualità. Un mondo che rappresenta la violenza ma anche celebra la vita e il piacere, come scrisse una volta Pedro Almodòvar.
E l'emozione finale di vedere in palco alla fine Pina Bausch.
Visto a Venezia, teatro La Fenice, il 14 luglio 2007
FRANCESCO RAPACCIONI
Visto il
al
La Fenice
di Venezia
(VE)