Lirica
AIDA (2015)

L'Aida di Busseto

L'Aida di Busseto

La 200esima stagione lirica del Teatro Sociale di Rovigo si apre con l’Aida creata da Franco Zeffirelli in occasione del centenario della morte di Giuseppe Verdi per il piccolo teatro di Busseto. L’idea del regista è quella di avere una scena imponente e opulenta pur in un boccascena assai piccolo, con elementi importanti e di grande effetto visivo e il palcoscenico del Sociale ben si adatta per questa ripresa di Stefano Trespidi che di Zeffirelli fu assistente.

Siamo nel solco della tradizione, con il gusto orientalista che accolse la prima Aida del Cairo nel 1871 e che trova in Zeffirelli un abile ed esperto scenografo. Fondali dipinti che riportano a un polveroso Egitto di maniera, enormi colonne ricoperte di geroglifici, le imponenti statue di Anubi e Bastet immergono lo spettatore nell’idea ottocentesca e tradizionale della grande civiltà del Nilo, creando l’atmosfera immaginifica del melodramma all’epoca di Verdi. L'allestimento avvince ancora oggi, si vede anche ciò che non c’è, come nella scena della marcia trionfale in cui lo spettatore assiste a qualcosa che avviene talmente in lontananza che non è dato da vedere. Se vogliamo trovare un’ombra è la staticità delle masse e dei personaggi, senza dubbio obbligati dalla presenza imponente delle grandiose scenografie. A questo limite ha supplito lo scavo psicologico dei personaggi, soprattutto nei tre principali, rendendo tangibile il dramma umano di questo amore, mettendo in risalto i conflitti e le peculiarità dei protagonisti nell'evitare che lo spettatore sia distratto dalla sfarzosità delle scene e dei bellissimi costumi di Anna Anni.

Valida la direzione del maestro Marco Boemi alla guida dell’Orchestra Regionale Filarmonia Veneta, che ha presentato una lettura musicale leggera e intimista, cosa rara per quest’opera. Diversi tagli inevitabili hanno senza dubbio rallentato la magnificenza della partitura ma non hanno impedito a Boemi di focalizzarsi sullo scavo psicologico dei personaggi, riuscendo anche a tirar fuori dall’orchestra pagine verdiane di intensità particolare.

Molto brava  Donata D’Annunzio Lombardi nel ruolo del titolo: a suo agio nel personaggio, ha rivestito i panni di una Aida volitiva e passionale,  romantica e commovente; la voce calza a pennello con ottimi acuti e un fraseggio più che discreto, apprezzatissimi dal pubblico il suo “Ritorna vincitor” e “Oh patria mia”.  Espressivo e imponente il Radames del giovane promettente Dario Di Vietri: possiede un gran mezzo vocale e lo utilizza al meglio, pur con un fraseggio da curare maggiormente; ha mostrato un bel timbro e acuti puliti ed estesi (l’attesa aria “Celeste Aida” è stata accolta con molto entusiasmo). Giovanna Casolla è un’Amneris che non ha bisogno di nessuna presentazione: cinquant’anni di gloriosa carriera non sembrano pesarle né sulla voce, sempre limpida e cristallina, né sulla presenza scenica. Valido l’Amonasro di Sergio Bologna; il baritono, pur possedendo una vocalità limitata, riesce a entrare nel personaggio, ad avere un fraseggio molto curato e a renderne tutte le sfumature. Più che sufficiente l’interpretazione degli altri comprimari, Elia Todisco in Ramfis, George Andguladze nel Re, Sofia Janelidze nella Sacerdotessa e Michele Cerullo nel messaggero. Buona la prova impegnativa del Coro Li.ve., diretto dal maestro Giorgio Mazzuccato.

Visto il
al Goldoni di Livorno (LI)