Lirica
AIDA

I rigogliosi miraggi visivi della “Aida” di Ravenna

Aida
Aida © Zani Casadio

Trilogia d'autunno 2019, capitolo secondo. In scena al Teatro Alighieri di Ravenna una Aida con due innegabili punti di forza: una direzione superlativa, ed un apparato visivo di singolare attrattiva

Trilogia d'autunno 2019, capitolo secondo. In scena al Teatro Alighieri di Ravenna una Aida con due innegabili punti di forza: una direzione superlativa, ed un apparato visivo di singolare attrattiva.

L'orchestra è la stessa della Norma di ieri – la Giovanile Luigi Cherubini - eppure sembra un'altra: perché Nicola Paszkowski ottiene da essa non solo precisione e nitidezza, ma anche una paletta di colori e di sfumature ammirevole. Dalle sue mani emerge una concertazione dal ritmo narrativo travolgente, passionale, ma aliena da squilibri; l'accento è impetuoso e possente, lussureggianti i colori, i contrasti, le dinamiche, pur senza mai eccedere in magniloquenza.

Quanto poi al rodato team composto da Ezio Antonelli per l'ideazione scenica complessiva, Vincent Longuemare quale light designer e Davide Broccoli in veste di video programmer, sa consegnare uno straordinario susseguirsi di immagini favolose, avvincente nella scelta di luci e colori. L'occhio raggiunge tutta la profondità del palcoscenico, sfruttato al massimo, intuendo molteplici velature che moltiplicano i piani di proiezione. E' un Egitto un po' diverso dal consueto, più africano che mediterraneo, e lontano da molti abituali clichés esotici.


Una regia dai finissimi tocchi

Sovrintende sulla scena Cristina Mazzavillani Muti: la sua interpretazione registica è compatta, serrata, abilissima nell'impostare uno spettacolo drammaticamente incalzante e appassionante. Anche la sua teatralità non è mai sopra le righe, né mai debordante. Da ammirare, tra l'altro, come trovi modo per introdurvi con naturalezza i ragazzi del suo programma Giovani Energie Creative.E punta dritto dritto al cuore l'innesto fuori scena, tra III e IV atto, di un antico lamento funebre affidato al soprano turco Simge Büyükedes, il cui eco melodico riaffiora inaspettatamente nel desolato canto di Radames nella tomba di pietra.

Giovani, bravi, affiatati

Compagnia ben fusa ed efficiente, formata da giovani ai primi passi di carriera. Comprende una Aida a luci ed ombre: è quella che emerge dal soprano lituano Monika Falcon, a causa innanzi tutto d'una vocalità sostanziosa solo nel registro centrale, meno persuasiva al di fuori d'esso. Mostra di voler dare risalto alle sfumature ed alle mezze tinte, ma l'accento generale rimane generico, poco incisiva e toccante risulta l'interpretazione in generale. Poi incontriamo un Radames solido e squadrato - è quello del tenore azero Azer Dada - prodigo nel volume e squillante nel timbro. Sembrerebbe poco incline all'abbandono sentimentale, è vero; però si avverte altrove l'orgoglioso bollore del guerriero; e l'impegno profuso a rendere caldo e ben modulato il fraseggio merita il nostro plauso.


Amneris viene dipinta con colori di resa brillante – daremmo a lei la palma di miglior interprete - dal mezzosoprano brasiliano Ana Victória Pitts: la sua principessa è combattiva nel carattere vibrante ed appassionato, e mette a frutto una linea di canto nobile e calda, accortamente sfumata nelle tinte e nei contrasti dinamici.

Il baritono romeno Serban Vasile tratteggia con solido fiato un Amonasro autorevole e pugnace, anche se a tratti appare un tantino squadrato. I bassi Andrea Vittorio De Campo e Adriano Gramigni rendono a dovere Ramfis e il Re; senza niuna pecca gli interventi di Maria Paola di Carlo (Sacerdotessa) e Riccardo Rados (Messaggero).
Due cori in scena, uniti: sono il Lirico Marchigiano ed il neonato Luigi Cherubini. La loro ottima preparazione è merito di Antonio Greco. I raffinati e ricchissimi costumi realizzati da Anna Biagiotti colpiscono per la loro bellezza. Le eleganti coreografie le dobbiamo alla compagnia DanzActori.

Visto il 06-11-2019
al Alighieri di Ravenna (RA)