Dal 5 Aprile il musical di Stefano D’Orazio “Aladin”, ispirato alla nota novella “Aladino e la lampada meravigliosa” tratta da le Mille e Una Notte, è approdato al Teatro Sistina di Roma. Una sfida importante, quella di conquistare il pubblico del noto palco romano che in genere propone musical rivolti a spettatori di tutte le età, elaborando un adattamento del testo e della storia che contenga tanto battute e riferimenti alla contemporaneità più apprezzabili dagli adulti quanto una caratterizzazione dei personaggi che tramite la loro giocosità, le maschere che ne esagerano i tratti somatici e le battute semplici e buffe, risulti adatta ai bambini. È senza dubbio il secondo intento, quello che riesce meglio alla compagnia.
Roberto Ciufoli interpreta un “prologo” di ispirazione Shakespeareana che pur parlando dell’arte dell’attore, fa pensare al venditore ambulante, personaggio estraneo alla favola che ne avvia la narrazione al principio di “Aladdin”, il film di Walt Disney: sarà forse a causa di quel rimestare tra i tanti oggetti in valigia, cercandone uno che attiri l’attenzione, che nel film portava direttamente alla lampada, qui invece al teschio di Amleto. E come questo, anche altri elementi dello spettacolo, che pur presenta una sceneggiatura e musiche nuove, sembrano rifarsi in qualche modo al modello del cartone. Lo stesso personaggio del Genio dalla simpatia irresistibile a cui Ciufoli apporta tutta la sua esperienza e parte del suo repertorio di comico, ricorda quello della Disney.
Ma se in realtà l’entrata in scena del Genio e Aladin sono forse meno spettacolari di quanto ci si aspetterebbe – il primo che infila battute a raffica col rischio di non farle gustare, andrebbe sostenuto da un maggior contributo di danzatrici e cambi di luci per dare vita alle sue narrazioni di imprese meravigliose; il secondo probabilmente penalizzato da un calo di voce di Manuel Frattini - il personaggio di Jasmine, interpretato da un’intensa Valentina Spalletta, conquista subito col suo carattere deciso, intonando una delle canzoni più riuscite dello spettacolo “Solo mia”. Si nota, fra gli altri anche il brano romantico e sognante “Io voglio credere” intonato in coppia; mentre cantando di essere “Pessimo”, Jafar che in realtà non ne combina una giusta, sembra davvero fare dell’autoironia. Tutte le interpretazioni canore dei personaggi, singole o corali, colpiscono positivamente e mostrano la preparazione del cast.
Le graziose odalische, poi, danzano nei loro splendidi abitini bianchi animando molte parti recitate accompagnate costantemente da una la musica di sottofondo e ad enfatizzare il movimento e l’agitazione continua che caratterizzano la Corte, anche il trono su cui il Sultano è seduto si muove da una parte all’altra del palco.
Più astratta risulta invece la scena onirica danzata mentre il protagonista si ritrova imprigionato.
Le scenografie di Aldo De Lorenzo fantasiose e colorate mutano frequentemente aspetto spostando l’ambientazione dal deserto, al Palazzo, alla grotta (questa, forse, un po’ “sfornita” di ricchezze) chiedendo un contributo all’immaginazione dello spettatore.