Gianfranco Jannuzzo torna sul palcoscenico con la stessa compagnia che lo ha visto protagonista – nelle precedenti stagioni - della commedia Lei è ricca, la sposo e l’ammazzo (il cui libero adattamento di Mario Scaletta aveva suscitato qualche perplessità, ndr).
Squadra che vince non si cambia
In questo caso, risulta più appropriato constatare che la medesima squadra può ancora dare – e ricevere a sua volta – grandi soddisfazioni. Il testo, questa volta, è Alla faccia vostra, di Pierre Chesnot, una farsa dal meccanismo perfetto, un susseguirsi continuo di entrate e uscite dalla scena, dove sicuramente non mancano i coup-de-theatre.
Stesso regista, Patrick Rossi Gastaldi, che firma anche l’adattamento italiano e riunisce in gran parte lo stesso cast del precedente lavoro, a partire dalla partner femminile del protagonista, Deborah Caprioglio, che con Jannuzzo forma, sulla scena, una coppia ormai collaudata. Ritroviamo anche Antonella Piccolo, ancora nei panni di una fedele governante dall’animo semplice.
E se il medico si fosse sbagliato?
Nella Roma bene dei giorni nostri, uno scrittore di successo ultrasettantenne muore d’infarto. Immediatamente, le persone a lui più vicine, cominciano ad affollare l’appartamento. Lucio Sesto (Jannuzzo), marito di Vanessa (Erika Puddu), figlia del defunto, sta per subire un tracollo finanziario. L’eredità del de cuius rappresenterebbe l’unica garanzia per ottenere un prestito dalla banca e risolvere tutti i suoi problemi economici.
Allora Lucio escogita la perfetta “transizione finanziaria”, per indurre il banchiere Andrea Marmotta (Roberto D’Alessandro) a concedergli il prestito a un tasso conveniente.
Ma se il medico e vicino di casa, Garrone (Antonio Rampino), che ha decretato la morte dell’anziano scrittore, si fosse sbagliato? Cosa succederebbe se il morto tornasse lentamente alla vita e, nel secondo atto, addirittura scorrazzasse indisturbato in taxi?
Oltretutto, il cinico “speculatore” deve vedersela con Angela, la seconda moglie del “presunto morto” (Debora Caprioglio), una procace quarantenne, disposta a tutto pur di ottenere quel denaro, fonte di soddisfazione per tutti i suoi capricci.
Sipario e... musica!
La scenografia di Andrea Bianchi, imponente ma sobria, lascia ampia respiro ai movimenti dei personaggi, ma sembra anche voler rammentare lo scorrere inesorabile del tempo.
Le musiche non hanno una funzione particolare all’interno della storia, ma la scelta di utilizzare Soldi soldi soldi – di G. Kramer – e I soldi son la mia passion – tratta da Tom & Jerry: il film - per “accompagnare” la chiusura/riapertura di sipario tra un atto e l’altro è indicativa della chiave interpretativa più idonea per la pièce.
Una riflessione sul senso della vita
Una divertente, quanto amara, riflessione sulla “passione” per il denaro (nel senso cristologico del termine, ossia sofferenza e dolore) che si concretizza nel monologo finale affidato al personaggio di Lucio, il quale si interroga sul senso della vita. Una vita che ha reso così cinico un uomo il quale, da giovanotto, spendeva il suo tempo in compagnia delle persone anziane.
Così Jannuzzo, insieme a tutta la compagnia, al termine della pièce, saluta il pubblico, che da anni continua a seguirlo con grande affetto.