La compagnia formata da Andrea Beltramo, Carlotta Iossetti e Claudio Insegno torna a calcare nuovamente il palcoscenico del Gioiello di Torino.
Dopo i successi che hanno segnato le recenti stagioni, la compagnia formata da Andrea Beltramo, Carlotta Iossetti e Claudio Insegno torna a calcare nuovamente il palcoscenico del Gioiello di Torino, che ha visto nascere il sodalizio tra i due beniamini del pubblico torinese e il regista e attore romano nel 2009 con lo spettacolo Stra…colleghi.
Il titolo scelto per questo “ritorno alle origini” è Alta (in)fedeltà, commedia brillante scritta e diretta da Claudio Insegno, stavolta impegnato anche in qualità di attore.
Galeotto fu il divano
Phil (Andrea Beltramo) è sposato con Maggie (Daniela De Pellegrin) e i due vivono in un elegante appartamento. Lui ha il vizio di mentire, specialmente quando si tratta di donne e si trova alle prese con l’ennesima amante: la svampita Julie (Carlotta Iossetti), che ignora il suo stato civile e si è appena trasferita nell’appartamento di fronte.Tra furtivi e rocamboleschi spostamenti del divano dal salotto al giardino (e viceversa), cene bruciate, rischi d’incendio e crisi d’isteria collettiva – che concludono brillantemente il primo atto, attraverso il raffinato ricorso alla variante teatrale della slow-motion – marito e moglie ricomporranno, ciascuno nel modo più congeniale per entrambi, il menage di coppia. Il regista Claudio Insegno cuce su di sé l’iconico ruolo di George, il migliore amico del protagonista, colui che da sempre gli leva tutte le castagne dal fuoco: un personaggio buffo e arrendevole, ma mai sopra le righe, nemmeno nel finale, quando si traveste da donna per prendersi una piccola rivincita sulle tante situazioni imbarazzanti dalle quali ha sempre dovuto salvare Phil.
Una girandola di personaggi farseschi
Il castello di bugie costruito da Phil – reso (quasi) credibile dalla consapevole eleganza dell’interpretazione di Andrea Beltramo – crolla sotto i colpi ben assestati da una girandola di buffi e farseschi personaggi, ognuno dei quali cerca qualcun altro: una figlia, una fidanzata, un amante…e perfino uno strampalato e iperattivo pompiere (Ettore Lalli) alla perenne ricerca di un incendio da domare.
L’elemento interessante di questa farsa dal ritmo incessante e solo apparentemente dispersivo è il progressivo manifestarsi dei personaggi, che attraverso specifiche peculiarità comiche mantengono vigile l’attenzione della platea, non consentendo al pubblico di distrarsi. Tra le caratterizzazioni sviluppate in modo decisamente originale c’è il signor Puffet, domestico sui generis (in origine il personaggio è stato scritto per un’interprete femminile), interpretato con sagace istrionismo da Fabrizio Martorelli; e la coppia formata da Guido Ruffa e Lia Tomatis, efficaci “elementi di disturbo”.
L’imprevisto in costante attesa dietro la porta fa di Altà (in)fedeltà una farsa brillante rivolta principalmente a un pubblico che cerca risate e spensieratezza, condite da un commento musicale anni Ottanta, che rimanda sempre e comunque a quel sentimento che è (anche) motore di infedeltà: l’amore.