Prosa
AMADEUS

Amadeus. 'Anche questa è fatta'

Amadeus. 'Anche questa è fatta'

L’odio tra l’italiano Antonio Salieri, Maestro compositore di corte presso l’imperatore austriaco Giuseppe III e Wolfgang Amadeus Mozart, genio precoce, quanto frivolo e combattuto, non è mai esistito nella vita reale. Ma, raccontato nella pièce teatrale in due atti, intitolata Amadeus, scritta da Peter Shaffer nel 1978 – e da cui successivamente è stato tratto l’omonimo film diretto da Nulos Forman, adatta quasi come in un gioco ad incastro la favola con la realtà, nonostante l’evidente limite della mancanza di unità di tempo e di luogo nella drammaturgia.
A produrre questo allestimento, in scena all’Efo Puccini di Milano, fino al 18 gennaio, è il Teatro Stabile di Genova, insieme alla Compagnia Gank, che può contare sull’esperienza attoriale di Tullio Solenghi per il ruolo di Salieri.
Il monologo di apertura, che introduce il racconto e descrive a grandi linee lo stato mentale in cui si trova il vecchio compositore italiano, è logico nella sua infondatezza, ma altresì trasmette un senso di profonda cupezza. Sorge il dubbio che Solenghi possa certamente  ambire ad altre forme drammatiche, tuttavia meno tristi.
Ecco perché, con il procedere dello spettacolo, si comprende l’importante sostegno che Solenghi fornisce, con una certa simpatia, alla prova d’attore davvero notevole di Aldo Ottobrino nel ruolo di Mozart, un genio che da Salieri viene subito riconosciuto come tale.
La vicinanza di Mozart fa sentire il compositore italiano mediocre, ma il prodigio deve comunque fare i conti con la natura umana e le sue contraddizioni. Per questo Salieri, fervente cattolico, comincia a vedere in quel “giovinetto sboccato e perverso” uno strumento della grazia di Dio e non riesce a spiegarsene il perché. Ingaggia così una lotta con il creatore, cercando, da quel momento della sua vita, di portare Mozart alla rovina.
L’intento non si dimostra complicato da raggiungere, in quanto Mozart, tra tutte le sue stranezze e i suoi modi non convenzionali, rimane profondamente legato alla figura del padre, Leopold, al punto da sentirsene schiacciato, anche dopo la morte di quest’ultimo.
Salieri saprà approfittarne e, se la tesi della morte di Mozart avvenuta per avvelenamento, risulta infondata a livello storico, nella condotta di Salieri in effetti si potrebbe ravvisare una sorta di “incentivo” alle paure  e agli eccessi negativi che hanno costellato gli ultimi anni di vita del giovane compositore tedesco, morto nel 1791 a 36 anni non ancora compiuti.
Sia il Mozart di Ottobrino che Davide Lorino nei panni dell’imperatore Giuseppe III – con il suo divertente intercalare ‘Bene. Anche questa è fatta’ - ricordano molto i corrispettivi personaggi della versione cinematografica, elemento molto apprezzato della serata. Anche le scene e i costumi firmati da Laura Benzi ci riportano a un atmosfera di corte, continuamente in bilico tra favola e realismo.

Visto il 09-01-2015