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AMLETO E ALTRE STORIE

E Albertazzi non smette di sorprendere

E Albertazzi non smette di sorprendere

Albertazzi torna a visitare Shakesperae come si ritorna chez soi, in un luogo che si conosce bene perchè lo si abita da tanto tempo. Circondato da tre attrici (Roberta Caronia,  Selene Gandini, Stefania Masala) e un attore (Elio D'Alessandro), tutti capaci di reggere il confronto con il Maestro al quale porgono orecchio, verso o spalla, a seconda del brano, Albertazzi, nel compilare un florilegio davvero interessante e mai banale, segue non il criterio della celebrità del brano ma l'esempio di grande drammaturgia e, anche, di grande prova d'attore.
Da Antonio a Glaucester ad Amleto la sua interpretazione è pacata e moderna ben lontana da quell'attorume nero vestito che tanto criticava Carmelo Bene. Dall'alto della sua statura artistica, e umana, Albertazzi può permettersi di approcciare Shakespeare come meglio crede usando anche l'iconografia classica (il teschio dell'Amleto)  rivisitandola e svecchiandola di incrostazioni esegetiche perchè ha una capacità sorprendente di restituire il testo con una immediatezza che ammanta di spontaneità e credibilità uniche.
Degli inserti video  fungono da sipario tra un brano e l'altro contribuendo a cambiare atmosfera, perfettamente indovinati e geniali come l'occhio dada che si moltiplica a dismisura a inizio spettacolo. Gli inserti video sono proiettati sullo stesso velatino che cela il fondo del palcoscenico, dal quale emerge, come in una dissolvenza cinematografica, quando serve, un attore, un attrezzo di scena, in un praticabile che, sollevato il velatino, viene a volte collegato con la parte anteriore del palco tramite delle scale a seconda dei casi appositamente sistemate.
Un palco animato dunque nel quale l'azione è moltiplicata su diversi livelli, in una scena sulla quale si interviene spesso per modificare anche pochi essenziali dettagli    che a volte compaiono in video. Così l'elegante aquila che sorvola cieli immensi videoproiettati si trasforma  nelle insegne imperiali di Roma a introdurre i brani tratti dal Giulio Cesare prima e dell'Antonio e Cleopatra poi. Elegante e pertinente anche la diretta televisiva della celebre  orazione funebre di Antonio per la quale due videocamere riprendendo Albertazzi da diverse angolazioni proiettando e sovrapponendo le sue immagini sul solito efficace velatino. Peccato che gli inserti video diventino, nel procedere dello spettacolo, troppo insistiti finendo per distrarre il pubblico (che infatti parla) e assumendo il ruolo, ingombrante, di quinto attore.
Poco importa però, perchè appena la scena torna agli attori il pubblico ammutolisce, mentre Albertazzi  evoca senza alcun ausilio tecnico atmosfere, scene e situazioni in una maniera al contempo autorevole e umile, tanto che potrebbe permettersi di dire Le théâtre c'est moi senza rischio di essere smentito.

Visto il 25-11-2011
al Ghione di Roma (RM)