Jesi, teatro Pergolesi, “Amleto” di William Shakespeare
AMLETO E I MASSIVE ATTACK
La musica, bella e inquietante, dei Massive Attack introduce immediatamente lo spettatore in un contesto cupo, claustrofobico, di disequilibrio mentale. Amleto quasi prigioniero di un lettuccio a sbarre metalliche, di quelli da ospedale degli anni Cinquanta, anzi da istituto manicomiale. Lo spettro del padre è una voce, distorta ed amplificata, che echeggia nella sua mente. Poi si avvia l'azione, con l'ingresso della corte.
Il taglio dato dal regista Armando Pugliese è focalizzato su Amleto, sul suo protagonismo, sul suo smisurato egocentrismo che fa passare in secondo piano tutti gli altri personaggi. Dice Alessandro Preziosi: “c'è un gap culturale e intellettuale all'origine della confusione e dei dubbi che assillano Amleto fino a farlo sprofondare in una solitudine che lo allontana dagli amici e gli impedisce di capire chi possa aiutarlo”. Ma non si comprende se il suo atteggiamento mentale è dovuto alla difficoltà di accettare la realtà oppure se la realtà in scena è una proiezione della sua mente.
La scarna scena di Andrea Taddei è impostata su due pareti laterali con alte porte; il nero sfondo si apre a rivelare panorami in bianco e nero, informali o reali. I pannelli neri scorrono e si sovrappongono per consentire ingressi ed uscite, ma si chiudono male, lasciando filtrare la luce con un brutto effetto. Pochi oggetti di scena, sedie, poltrone e un tavolo in stile essenziale, recente. I costumi di Silvia Polidori, invece sono rinascimentali, nei toni del nero. Le luci di Valerio Tiberi sono affidate a proiettori a vista.
Nel complesso si ha poca unitarietà, forse anche a causa dei troppi tagli che impediscono di elaborare una vera drammaturgia oltre il plot. E la traduzione di Eugenio Montale appare non adatta alle scelte registiche e alle musiche. Per cui lo spettacolo rimane in superficie, non coinvolge e non consente emozioni né riflessioni.
Amleto è sempre accompagnato in scena da Orazio; è vestito di bianco, un disadattato, violento con Ofelia, cinico ma privo di malinconia e vero perturbamento. Amleto è completamente concentrato su sé stesso, la madre e gli amici rimangono sullo sfondo, Ofelia sembra capitata casualmente nella sua vita. Nel ruolo Alessandro Preziosi, nonostante il forte impegno, non convince del tutto.
Ugo Maria Morosi è un Polonio maturo e incisivo; meno incisivi ma comunque nella parte Francesco Biscione (Claudio) e Carla Cassola (Gertrude). Non appropriato il resto del cast, che contribuisce a creare distanza fra palco e spettatori.
Teatro tutto esaurito, molte le fans del protagonista, pubblico plaudente principalmente per Alessandro Preziosi.
Visto a Jesi (AN), teatro Pergolesi, il 10 febbraio 2009
FRANCESCO RAPACCIONI
Visto il
al
Donizetti
di Bergamo
(BG)