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DIARIO PERPLESSO DI UN INCERTO

Amore e follia nel Re Lear di Placido.

Amore e follia nel Re Lear di Placido.

In una notte di mezza estate sul palco della Versiliana arriva il Re Lear di Michele Placido, protagonista sulla scena e alla regia dell'ultimo adattamento del capolavoro tragico di William Shakespeare, circondato da un gruppo di giovani e promettenti attori, dal figlio Brenno (un Fool abbigliato come Willy il principe di Bel air) e dalla compagna, neosposa, Federica Vincenti. Sono passati circa 500 anni dalla stesura dell'originale e molti e variegati sono stati gli adattamenti, e i tentativi, per teatro e cinema, tra tutti l'immensa e fedelissima produzione della Royal Shakespeare Company con Ian McKellen.

Re Lear decide di dividdere il suo regno in 3 zone e lasciarlo in eredità alle figlie, ma la più giovane, Cordelia, non si mostra degna quanto le maggiori, perchè non in grado di adularlo a dovere. Goneril e Regan si dimostreranno due vere arpie, avide di potere e senza cuore, portando il povero padre all'esasperazione e alla follia. Parallelamente alla storia di Lear si svolge quella dell'amico Conte di Gloucester, altro "grande vecchio" dominato dal conflitto tra i due figli maschi, il perfido Edmund e lo stolto ( in tempi moderni potrebbe essere un tipico nerd) Edgar, il quale viene fatto credere ideatore di uno spietato piano per eliminare il padre e ottenere il trono. Edgar è il protagonista "morale" dell'opera, quello che si trasforma volontariamente, spogliandosi del ruolo di figlio, e guida la rivolta del bene verso il male. Potere ed amore familiare sono al centro delle vicende che si estendono fino ai massimi sistemi del cosmo e della riflessione sul destino e sulla predestinazione.

L'adattamento di Placido (coadiuvato alla regia da Francesco Manetti) si discosta dalle precedenti versioni per, forse, avvicinarsi ad una dimensione atemporale, già tratteggiata nella trasposizione post-apocalittica di Jean-Luc Godard del 1987.

Ma il risultato è un lavoro scomposto e disomogeneo, sia per quel che riguarda le scene che la direzione attoriale, dovuta alla ricerca di uno scarto tra la prima parte della pièce, dichiaratamente impostata e di matrice classica, e la seconda, con la recitazione di stampo moderno; enormi oggetti di scena, una gigantesca corona che porta impresse le immagini di dittatori e monarchi falliti, pietre, tubi innocenti, l'aquila simbolo del dominio romano e fascista, appaiono così grandi eppure quasi privi di senso, se non il significato legato al declino del potere.

Tutt'attorno spade.

Di queste scenografie ne fa uso solo il personaggio di Edgar, interpretato dall'ottimo Francesco Bonomo, già protagonista di altre opere Shakespeariane e dell'ultima versione de I Masnadieri di Gabriele Lavia, a cui, proprio questo spettacolo sembra tendere, e per la vicenda dei due fratelli ( in questo caso Schiller prima, Giuseppe Verdi poi, hanno attinto alle tragedie dei figli di Gloucester per rappresentare il perfido Franz e il fuggiasco Karl) e per l'uso dei costumi total black dei personaggi malvagi nella seconda parte.

Lo scontro Edgar-Edmund rende viva l'opera grazie alle interpretazioni di Bonomo, di Giulio Forges Davanzati, e di Gigi Angelillo nei panni di Gloucester.

Nonostante la disomogeneità le oltre 2 ore e mezza di spettacolo scorrono senza intoppi, lasciando quà e là qualche dubbio sulle scelte stilistiche e sulla messa in scena, come, ad esempio, per quel che riguarda l'accecamento di Gloucester ad opera del Duca di Cornovaglia, marito di Regan, che scade in una scena puramente splatter.

Delle prove attoriali, oltre ai sopracitati Forges e Bonomo da menzionare ( soprattutto per i primi 3 atti) l'interpretazione di Margherita di Rauso, nei panni della algida Goneril, che ricorda, da vicino, la contemporanea Lady Macbeth.

Sicuramente questo adattamento ha bisogno di un ulteriore rodaggio e di maggiore compattezza.

Post scriptum: Mago Merlino risale a qualche secolo prima.

Visto il 11-08-2012