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ANIMALI DA BAR

Declino e regressione raccontati dagli 'Animali' da Bar

Declino e regressione raccontati dagli 'Animali' da Bar

Sul bancone di un bar – che ricorda il percorso di una pallina da flipper – una donna sta per dare alla luce un bambino. Inizia così Animali da bar, il nuovo lavoro di Carrozzeria Orfeo. Non c’è neanche il tempo di rendersi conto che si tratta di un flash-back, tanta è l’urgenza di conoscere gli strani personaggi che popolano questo (non) luogo notturno: una donna ucraina dal burrascoso passato, che sta affittando il proprio utero a una coppia italiana; un buddista privo di personalità che, mentre lotta per la liberazione del Tibet, subisce violenze domestiche dalla moglie; un imprenditore che gestisce (come può) un’azienda di pompe funebri per animali di piccola taglia; un bipolare claudicante che deruba le case dei morti il giorno del loro funerale; uno scrittore alcolizzato, costretto dal proprio editore a scrivere un romanzo sulla Grande guerra.
Alcune di queste “creature della notte”, illuse dalla vita, hanno un soprannome (Colpo di Frusta, Swarovski, Sciacallo), utilizzato all’interno del bar come una sorta di identificativo della propria storia di vita. Su tutti loro vigila il vecchio proprietario del bar, un misantropo razzista. Si è rintanato nell’appartamento sopra il locale in attesa della morte e comunica con gli altri avventori attraverso un apparecchio ricetrasmittente, diffondendo in sala la burbera quanto inconfondibile voce di Alessandro Haber.

L’Occidente e la decadenza dei valori
Lo spettacolo è una rappresentazione impietosa e cinica di “brandelli di vita occidentali”, tra frustrazioni, psicofarmaci e decadenza morale. Appoggiati al bancone del bar cercano un po’ tutti di lottare per sopravvivere.
L’esasperato cinismo di Swarovski e l’ingenua fiducia nell’Oriente (portatore di saggezza e valori) da parte di Colpo di Frusta risultano talmente agli antipodi che la sola speranza di una futura redenzione sembra riposta nella creatura che deve venire al mondo.

Se la vita fosse un lungometraggio Disney…
Come già accaduto in Thanks for Vaselina, ancora una volta, spicca l’interpretazione di Beatrice Schiros nel ruolo di Mirca, la badante ucraina che affitta il suo utero per far venire al mondo il figlio di Colpo di Frusta e della sua manesca metà. Pur avendo vissuto le esperienze peggiori tra tutti gli avventori del locale, il suo personaggio è l’unico a non lamentarsi o piangersi addosso; fronteggia le difficoltà della vita, cantando spensierate canzoni tratte da cartoni animati Disney, come La Bella e la Bestia, La Sirenetta e Frozen.
Un realismo positivo, contrapposto al becero cinismo di Swarovski; il quale, solo dopo 100 minuti di flash-back narratvo, svela di aver fatto vivere nella propria testa (e di fronte al pubblico) i personaggi del suo romanzo.
E per ognuno di loro scrive un finale. L’epilogo di esistenze vissute in un mondo in perenne conflitto.

Visto il 02-07-2017
al Diavolo Rosso di Asti (AT)