Lirica
ANNA BOLENA

Verona, teatro Filarmonico, “…

Verona, teatro Filarmonico, “…
Verona, teatro Filarmonico, “Anna Bolena” di Gaetano Donizetti ANNA SUL LETTO DI SPINE Ci sono rappresentazioni che lasciano una forte emozione, come questa Anna Bolena con una straordinaria debuttante nel ruolo, Mariella Devia. Anna Bolena (1830) è l’opera che consacra Donizetti protagonista assoluto della scena operistica europea ed è il primo esempio di opera drammatica protoromantica basata sulle passioni dei protagonisti: angoscia esistenziale, amore, vendetta, onore. La vicenda storica è pura ambientazione per esprimere i conflitti e le passioni private dei protagonisti. Donizetti, pur continuando a comporre per quadri distinti, raggiunge un'unità stilistica fra musica e contenuto drammatico. Avviene così un parziale superamento della rigidità formale del numero chiuso, grazie a una maggiore intensità drammatica, ai concertati caratterizzati da linee melodiche autonome, alle scene improvvise che spezzano la staticità dell’aria. In questa nuova produzione il regista Graham Vick dichiara di volere prendere le distanze dalle Anne Bolene di riferimento per costruire un teatro forte e cosciente, freddo e distaccato. Nella sua interpretazione Anna Bolena non è l’eroina romantica innocente ingiustamente condannata, né la regina ammantata di tragica e dignitosa fierezza, ma la donna che ha venduto l’anima per diventare regina, rinunciando all’amore a vantaggio del potere e che ora deve fare i conti con la propria coscienza. Il contenuto del dramma, il cui finale è già scritto, è anticipato durante l’ouverture: le mogli di Enrico VIII, vestite allo stesso modo ma riconoscibili da alcuni dettagli simbolici - un rosario, una materna postura - sfilano rapide sulla scena deserta e notturna per illustrare la storia degli amori di Enrico. Sulla lunga pedana troneggia un letto a baldacchino, attorno al quale si concentra buona parte dell’azione drammatica: il letto vuoto del potere, un letto di spine antitetico all’amore, è causa ed effetto e restituisce solitudine e dolore. Il letto è un “ ring “ su cui con balzo fulmineo entra in scena Anna, quasi per sorprendere la rivale; il letto è elemento di separazione nella scena in cui Anna respinge Percy; il letto è pulpito da cui predicare sulla vanità del potere. Il contesto figurativo è essenziale e stilizzato, ma evocativo del periodo storico in cui si svolge la vicenda. La scena di caccia, con i due cavalli a tutto campo su cui siedono il Re e la Regina, ricorda celebri quadri di battaglie notturne dell’epoca. In questo paesaggio invernale di grande impatto visivo, scende la neve, il gelo dell’anima. Gelo che ritorna nella scena finale: sono fantasmi di ghiaccio le bianche figure della “iniqua coppia nuziale” che Anna vede attraverso la parete di vetro scheggiata, metafora di una esistenza in frantumi. Nella progressione drammatica della vicenda, che da un distacco quasi neoclassico sfocia nella tensione romantica, i simboli contribuiscono alla oggettivazione di tale progressione: la luna diventa una corona di spine, una enorme spada trafigge la scena, una grande testa bendata è metafora del cieco giudizio. Fortemente simbolica è la scena della pazzia in cui Anna, tenendo fra le mani come fosse una bambola la lunga chioma recisa, suggerisce, nella reminiscenza del passato, cruda automutilazione e feticismo. L’interpretazione della Devia risponde perfettamente alle intenzioni drammatiche di Vick e crea un personaggio intensissimo, tanto più che all’espressività gestuale perfetta e pertinente, corrisponde una grande espressività vocale, assolutamente musicale, sempre tenuta sotto controllo, che non scade mai nel “facile effetto”. La Devia non solo ha sfoggiato tutte le sue abilità tecniche e belcantistiche, ma ha regalato un’Emozione maiuscola, da togliere il fiato. Indimenticabile il suo “al dolce guidami..“ cantato da sdraiata, quasi appiattita al suolo, tenendo i fiati lunghissimi per prolungare il dolore della scelta, straziante e infinito. Con grande intelligenza ed eleganza la cantante ha risolto ottimamente anche gli insidiosi passaggi nel registro centrale. Una Anna Bolena magistrale a cui il pubblico ha tributato il giusto trionfo. Ottimo il resto del cast, tutti al debutto nel ruolo. Una bella conferma è stato Francesco Meli che ha ben sostenuto la parte impegnativa di Percy, unico eroe romantico positivo del dramma, errante e appassionato, capace di emozionanti slanci vocali. La bella voce naturale e le ottime tecnica e dizione gli hanno consentito di ben dominare la tessitura acuta e insidiosa con una linea vocale fluida e sicura. Laura Polverelli, dal bel timbro scuro, è stata una Giovanna sensuale e voluttuosa, rivale ipocrita e ambiziosa, destinata a ripercorrere in modo ineluttabile la strada di Anna; nel corso dell’opera la sua voce ha acquisito maggior corpo e volume. Ad Enrico Sono mancati il carisma e la torva maestosità del ruolo, a scapito di una ridicolizzazione del personaggio caratterizzato da debolezza e libidine. Michele Pertusi canta correttamente e in modo giustamente insinuante, ma manca d’intensità e non rende l’autorevolezza del tiranno. Elena Belfiore ha cantato con gusto e giusti accenti la parte en travesti di Smeton, Cherubino romantico e allucinato. Di buono spessore scenico e vocale Marco Spotti nella parte di Lord Rocheford. Unica nota negativa dello spettacolo la direzione musicale, giustamente contestata alla fine dello spettacolo. Lu Jia, evidentemente non a proprio agio con il repertorio donizettiano, non ha saputo rendere lo spirito della partitura e la direzione troppo lenta e pesante priva di mordente ha penalizzato la resa di alcuni momenti musicali. Visto a Verona, teatro Filarmonico, il 24 marzo 2007 Ilaria Bellini
Visto il
al Filarmonico di Verona (VR)