Tralasciando l’annoso dibattito se sia giusto o no utilizzare animali veri in teatro (quelli che ondeggiano, anche se solo per pochissimi secondi, all’interno delle loro gabbie, visibilmente spaventati, sono dei veri canarini), spostiamo, piuttosto, la nostra attenzione su Another sleepy dusty delta day, l’assolo di teatro-danza creato dall’artista, a tutto tondo, Jan Fabre nel 2008 per la performer Ivana Jozic e ripreso nel corso di quest’anno con una nuova interprete, la talentuosa danzatrice Artemis Stravidi.
In scena, il dramma di Billy Joe, uno sfortunato ragazzo della provincia agreste del Mississipi che, sconvolto dopo essere stato violentato da un uomo, durante una festa, si uccide gettandosi dal Tallahatchie Bridge. Ed è proprio “Ode to Billy Joe” di Bobbie Gentry a far da colonna sonora a questo dramma, una ballata cantata da Bobbie Lee Hartley, la quindicenne fidanzata di Billy Joe, innamorata e abbandonata.
Una storia di amore e violenza, vita e morte, un racconto di solitudine e sconforto in una cornice disseminata di trenini, carbone e uccellini in gabbia. La giovane innamorata stringe tra le mani una lettera, l’ultima lettera che il suo Billy le scrive prima di lanciarsi nel vuoto, si lascia cullare dal movimento di una sedia a dondolo quasi come fosse una danza.
Ed è una danza quella che la nostra straordianaria interprete porta in scena, una coreografia scomposta, fatta di gesti e balzi frenetici, una sequenza di movimenti dal sapore mejercholdiano che proiettano lo spettatore in un gioco dal ritmo malinconico e struggente. Una performance destabilizzante a tratti cinica, perfettamente in linea con lo stile provocatorio dell’artista belga, una personalità stravagante spesso al centro dell’attenzione per le sue messe in scena fuori dal comune.