Lirica
ANTIGONE

Firenze, teatro Comunale, “An…

Firenze, teatro Comunale, “An…
Firenze, teatro Comunale, “Antigone” di Ivan Fedele   ANTIGONE, SINTESI FRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE   Il 70° Maggio Musicale Fiorentino dedicato al tema “ Mito e contemporaneità “ è stato inaugurato dalla prima mondiale di Antigone, opera lirica di Ivan Fedele composta su commissione del Teatro Comunale di Firenze. Il soggetto, tratto dalla tragedia di Sofocle, è incentrato sulla vicenda di Antigone, che compie il proprio destino ribellandosi al divieto di Creonte di dare sepoltura al fratello Polinice, accusato di essere un traditore della patria, seguendo le leggi del cuore anziché quelle della ragion di stato. Il compositore e il librettista Giuliano Corti attingono dal mito immagini e simboli per rendere, attraverso un linguaggio contemporaneo scarno ed essenziale, l’attualità della memoria e dell’eterno conflitto fra natura e cultura, progresso e tradizione, facendo riaffiorare, in un programmatico ritorno all’archetipo, antichi significati nel linguaggio di oggi, nella parola come nell’espressione musicale, senza ricorrere però a inutili stravolgimenti e banali attualizzazioni. Ivan Fedele opera la difficile sintesi fra tradizione e innovazione, integrando le reminiscenze sinfoniche della tradizione classica con materiali sonori di derivazione seriale: rielaborazioni elettroniche delle voci e della materia sonora si innestano così nella partitura senza alterarne la forma musicale. Il processo di sonorizzazione delle voci con radiomicrofoni produce diversità di effetti e riverberi che differenziano il canto e generano sfumature dalla forte valenza drammatica. La musica suggerisce sonorità arcaiche e al tempo stesso contemporanee; grande rilievo hanno gli elementi percussivi quali gong, timpani, cymbalon, vibrafono, che punteggiano il canto e che, nel variare di frequenza, alimentano la progressione e concentrazione del dramma. L’orchestra non ha ruolo di mero supporto ma è protagonista: amplifica e moltiplica il canto, introduce situazioni, si avvertono elementi descrittivi classici, anche se rielaborati, come il suggestivo vento sonoro che allude e precede la tempesta di polvere che oscura l’orizzonte.   La polis è elemento centrale nella regia di Mario Martone, che ha più volte affrontato la tragedia antica in un percorso volto a rendere accessibili al pubblico contemporaneo i grandi miti del passato. La scena di Sergio Tramonti è costituita da una griglia diagonale praticabile che taglia il palcoscenico e sormonta la buca dell’orchestra e si spinge fino alla platea. Le maglie della griglia sono irregolari e si diradano nella parte inferiore, tralicci slabbrati per evocare rovine di guerra e una polis in disgregazione, metaforica ragnatela di relazioni e affetti che permea la tragedia della stirpe di Edipo. La griglia circoscrive il “dentro”, ovvero la città chiusa di Tebe e il palazzo di Creonte. Oltre la griglia c’è il “fuori“, una lunga pedana - no man’s land - su cui giace fino alla fine Polinice e dove agisce Antigone, a cui le leggi della polis sono divenute estranee e odiose. Fuori scena, nelle prime file di platea, siede il coro delle donne, elemento nuovo introdotto da Fedele per favorire una maggiore partecipazione al dramma e fornire rifugio ed eco sonora ad Antigone. La “grotta”, luogo di morte per Antigone ed Emone, è collocata sulla sommità della griglia, a suggerire un’ideale assunzione di Antigone e del suo ideale di pietas. Il movimento scenico dalla gestualità precisa e pregnante avviene simultaneamente su piani diversi e distinti: dentro / fuori, sopra / sotto, a evidenziare la tragica incomunicabilità dei personaggi. Le due sfere morali, amore e pietà da una parte, orgoglio di potere ed empietà dall’altra, sono contrapposte e non comunicanti. In questa contrapposizione scaturisce il dramma dei personaggi, i cui destini individuali ed ineluttabili sono commentati e trasferiti su un piano collettivo dal Coro. Creonte, nella grande scena finale, diventa, per caratterizzazione ed evoluzione drammatica, il protagonista dell’opera, quando, in pieno delirio di fronte al proprio crimine di empietà e alla catena di morti generata, parla di sé in terza persona nel tentativo di riaffermare la propria autorità e denunciare il potere cieco che porta alla follia e all’autodistruzione. In questa scena, in transizione fra canto e parlato di espressionista memoria, le poche parole vengono iterate in modo ossessivo, sostenute e amplificate dall’orchestra, per fare esplodere la schizofrenia del personaggio.   Ottime le prove dei cantanti alle prese con una partitura che richiede grande concentrazione e innegabili capacità vocali ed espressive. Monica Bacelli, dalla voce brunita, ha personificato un’ Antigone virile ed eroica, caratterizzata da un canto volutamente tortuoso e sofferto in contrapposizione alla femminile e moderata sorella Ismene, ben interpretata da Chiara Taigi e caratterizzata da un canto sopranile più tradizionale. Roberto Abbondanza, con voce possente, ha creato un Creonte di rilievo, suggerendo sfaccettature ed evoluzioni del personaggio. Bruno Lazzaretti rende in un canto esitante la guardia pavida che non osa opporsi a un potere che pur non condivide. Mirko Guadagnini, nella parte di Emone, suggerisce il figlio all’ombra del padre di cui segue la stessa, ma compressa, linea vocale. La voce dell’indovino Tiresia, il controtenore Martin Oro, è rielaborata elettronicamente e diventa voce “non umana” rivelatrice di arcani vaticini. L’ orchestra del Comunale, diretta da Michel Tabchnik, ha reso con precisione di suono la tensione e complessità della partitura ed è stata decisiva nel successo dello spettacolo. Particolare menzione per l’ottimo coro, diretto da Piero Monti, per l’accuratezza e la forza drammatica dimostrate.   L’opera ha catturato l’attenzione di un pubblico attento e concentrato, che ha tributato il giusto trionfo a tutti gli attori di questo successo forse inaspettato. La sfida è stata vinta dal compositore, ma anche dal teatro, che grazie a una produzione eccellente ha dimostrato che il Nuovo, se valido e ben eseguito, può essere inserito nel repertorio, incontrando il favore del pubblico e stimolando nuovi orizzonti sonori.   Visto a Firenze, teatro Comunale, il 24 aprile 2007   ILARIA BELLINI
Visto il
al Maggio Musicale Fiorentino di Firenze (FI)