Appuntamento a Londra è un gioco continuo di specchi che non riflettono mai la stessa immagine. Mario Vargas Llosa gioca sulle differenze e sulle ambiguità e su queste costruisce un testo in bilico fra realtà e sogno, immaginazione e desiderio. Siamo a Londra, oggi, nella suite di un albergo di lusso. Chispas è un uomo di successo, un economista di fama mondiale, sicuro di sé e omofobo; incontra Raquel, sorella del suo amico di infanzia Pirulo. Solo che Chispas, che con Pirulo ha vissuto un'amicizia fraterna di condivisione totale del tempo e degli spazi, non solo non ha mai visto Raquel, ma non ne ha mai sentito parlare. Però Raquel conosce tutti i dettagli del rapporto tra Chispas e Pirulo, compreso quell'approccio sessuale sotto la doccia di una palestra (seguito da un'aggressione) che ha posto fine all'amicizia tra i due e ha determinato una svolta nella vita di entrambi. A un certo punto Chispas ha un'illuminazione e si rende conto che Raquel altri non è se non Pirulo che ha cambiato sesso. Raquel-Pirulo racconta così l'operazione a Casablanca e tutto quello che c'è stato prima e dopo, trent'anni di vita.
Lo spettatore così è convinto di avere compreso. Ma ecco la prima svolta: un matrimonio. Raquel diventa l'incarnazione della moglie perfetta di Chispas. Quindi la seconda svolta: un rapporto extraconiugale. Raquel diventa l'amante, la mantenuta di Chispas. Poi la terza svolta: un delitto. Chispas ha ucciso Pirulo in quella palestra, ma si è riusciti a farlo passare per un incidente. Infine la quarta svolta: Pirulo è rimasto Pirulo e i due sono una tranquilla coppia omosessuale di mezza età. Infatti nel finale la scena, prima angolata e sghemba, si gira e si ricompone ed appare Pirulo che sveglia Chispas, in ritardo per la conferenza che deve tenere. Tutto era dunque solo un sogno, la proiezione di desideri inespressi, il risultato dell'immaginazione di Chispas su quello che sarebbe potuto essere e che invece non è stato. Il presente è, semplicemente, una coppia con Pirulo dominante, brusco, deciso, rigidissimo nella postura e severo nella voce, e Chispas sottomesso, debole e insicuro a cui non rimane altro che addossare a Pirulo (nei sogni) le responsabilità del presente. La vita vissuta appare non come l'unica possibile, ma una delle possibili accanto alle vite inventate che non si è riusciti a concretizzare: "dopo tanti anni siamo tutti fantasmi di quel che siamo stati".
La regia di Maurizio Panici imprime ritmo al testo e crea atmosfera adeguata, soprattutto nei momenti in cui la storia pare viaggiare su binari pianeggianti e invece subito dopo ci si trova a una brusca svolta inattesa. Il limite del testo è avere un plot avvincente a cui non fa riscontro una adeguata drammaturgia, con scambi verbali che rimangono piuttosto in superficie. Adatta la scena di Francesco Ghisu, un ambiente moderno grigio con due poltrone rosse e un ampio lato vetrato; così anche i costumi di Lucia Mariani, completo grigio per Chispas, vistoso Chanel fucsia per Raquel, rigida giacca scura per Pirulo. Precise le luci di Emiliano Pona; non rilevante la presenza delle musiche di Germano Mazzocchetti. Inutili i video di Andrea Giansanti: le immagini sul velatino in boccascena dicono in modo ultroneo quello che le parole hanno già raccontato.
Pamela Villoresi è misurata nel rendere una Raquel credibile, prima abbassando la voce verso la zona grave in modo da lasciar intuire la trasformazione di un uomo in donna, compreso quell'incedere barcollante sui vertiginosi tacchi; poi alzando i toni all'acuto nel momento in cui è la mogliettina in camicetta accollata; poi diventa vamp lussuriosa con parruccona, per sorprendere con la rigida determinazione ed i capelli corti di Pirulo nel finale. David Sebasti è un Chispas dubbioso, incerto dietro l'apparente inespugnabile identità, un uomo che cerca il difficile fondamento ad un amore difficile.