Lirica
ARIODANTE

Spoleto, teatro Caio Melisso,…

Spoleto, teatro Caio Melisso,…
Spoleto, teatro Caio Melisso, “Ariodante”, di Georg Friedrich Haendel LA PRINCIPESSA TRISTE Continua l’opera barocca al Caio Melisso. Dopo “Ercole su’l Termodonte” di Vivaldi (il cui ottimo DVD è in vendita presso il bookshop) ecco quest’anno “Ariodante” di Haendel, che il regista John Pascoe (autore anche di scene e costumi, come anche nell’Ercole dell’anno scorso) ambienta in una villa negli anni Cinquanta del Novecento, a ricordare le vicende di Margaret d’Inghilterra, la principessa triste: all’aprirsi del sipario, cameriere e principessa con cappello in testa che rientra da un giro con il cagnolino al guinzaglio (quest'ultimo, ottimamente addestrato, è l’invenzione più divertente dell’allestimento, con quello scodinzolare allegro e festoso). Lo spostamento di azione non aggiunge nulla all’opera, priva di vera trama se non nelle controversie amorose di un gruppetto di persone. Forse è questo che ha spinto il regista al parallelo moderno: sul sipario campeggia il profilo della principessa con il motto dell’ordine della Giarrettiera dei Reali inglesi, “Honi soit qui mal y pense”, in pratica chi mal fa, mal pensa, anche se tra le disinvolte avventure sessuali di Margaret e la casta Ginevra di Haendel c'è una distanza incolmabile. L'attualizzazione non risulta fastidiosa, nella scena dominata da una grande arcata gotica con un traforo con in mezzo un rosone e sotto due cuori innestati in cuspidi a sesto acuto e consente al regista di essere elegante e realista. Grigi i costumi, belli quelli civili, meno appropriati quelli militari, soprattutto alle donne che cantano en travestì. Di maniera la gestualità, rapportata all’epoca scelta, il rito del tè, le sigarette, i fiori, le pistole, i gesti lascivi (palpare il seno dell’amata), o quelli di impazienza (guardare ripetutamente l’orologio al polso); talvolta eccessivi i movimenti in scena; brutta la scena del sogno di Ginevra alla fine del secondo atto, con la ipotetica ricostruzione di una vicenda da soap; calzante il finale, con la lotta per il potere e per la poltrona (reale o forse parlamentare, oggi più attuale che mai). Discreti e azzeccati i riferimenti alla Scozia, dove l'opera è ambientata, ricordata dalla presenza dei cardi un po' ovunque. Alan Curtis, specialista del repertorio, ben dirige il Complesso Barocco e dipinge con incisività la partitura, sottolineando in modo impeccabile i momenti lirici e quelli drammatici. Il cast ha le sue punte in Laura Cherici, una spigliata Ginevra, e Ann Hallenberg, un coinvolto e coinvolgente Ariodante. Omogeneo ed appropriato il resto del cast: l’altera governante Dalinda di Marta Vandoni Iorio, il vampiresco Polinesso di Mary-Ellen Nesi, l’elegante e bellissimo Lurcanio di Zachary Stains (che torna a Spoleto dopo lo scabroso Ercole nudo dell’anno scorso), il dimesso Re di Carlo Lepore e lo scuro Odoardo di Vittorio Prato. Pubblico poco numeroso ma caloroso, soprattutto con il maestro Curtis e le due protagoniste. visto a Spoleto, teatro Caio Melisso, il 4 luglio 2007 FRANCESCO RAPACCIONI
Visto il
al Caio Melisso di Spoleto (PG)