Prosa
ARLECCHINO SERVITORE DI DUE PADRONI

Arlecchino che incanta generazioni di spettatori

Arlecchino che incanta generazioni di spettatori

Per tutti coloro che apprezzano le celebrazioni. Arlecchino compie sessant'anni. Doppia festa per il Piccolo Teatro, in occasione della stagione 2006/07, si celebrano- oltre ai sessant’anni di attività di una delle istituzioni storiche milanesi più importanti-anche la nascita del goldoniano “Arlecchino servitore di due padroni”; uno degli allestimenti più noti e rappresentati nel corso delle stagioni teatrali, divenuto, negli anni, emblema quanto espressione dello stile di regia e della filosofia che, da sempre, ha permeato le produzioni strehleriane.

La vicenda arcinota narra delle nozze fra Donna Clarice e Silvio; annullate per l’arrivo intempestivo, in Venezia, di Beatrice Rasponi (nelle vesti del fratello Federico),alla ricerca dell’amato Florindo, con conseguente creazione di equivoci a catena. Arlecchino costituisce, più che un canovaccio popolare,una forma di farsa delle tragedie seicentesche, costruite sui più elementari e noti meccanismi drammaturgici dell’epoca. Nei quadri che compongono i tre atti,tutto risulta comico e paradossale: persino il tentativo di suicidio di donna Clarice, appare ai nostri occhi melodrammatico e pretenzioso. Infine su tutto e tutti domina lo spirito libero e anticonformista della servitù, autentiche figure di rilievo dell’intera pièce.

Valore e fascino della tradizione. Fascino per l’antico o magia del teatro? Non si spiega questo paradosso; eppure questo Arlecchino così antico e lontano nel tempo (il testo risale ad un canovaccio redatto da Goldoni) incanta, di volta in volta, generazioni di spettatori sempre più giovani ed attenti. Allestimento curato e diretto da un mostro sacro, l’arlecchino per eccellenza, Ferruccio Soleri, nonché collaboratore, dal 1963, del sommo maestro:Giorgio Strehler. Nella messa in scena si seguono, con rispetto e competenza, note ed accorgimenti adottati negli allestimenti preesistenti; senza, tuttavia, sacrificare ingegno ed originale irriverenza:si prenda ad esempio il dialogo fra interpreti e spettatori (ingrediente fondamentale nella commedia dell’arte), come l’aggiunta di nuovi spunti polemici e frecciate comiche, rivolte ai manierismi ed alle guittonerie da palcoscenico.

I Tre atti si susseguono:l’uno dopo l’altro,con squisita levità,goduti dal primo sino all’ultimo da un pubblico attento e ricettivo.Non sono mancate le pantomime più note,attese, quasi anticipate e chiamate dalla platea con applausi a scena aperta e brevi scambi di battute con gli interpreti. Partittura registica solida e collaudata; guida sicura per un ensemble di attori di buon livello, professionali e moderatamente disinvolti. Cast tecnico di storica memoria: Ezio Frigerio per le scene, Franca Squarciapino per i costumi, Luci, Gerardo Modica e musiche di Fiorenzo Carpi.

Lo spazio scenico, molto noto ai cultori del Piccolo palesa una scenografia di richiamo alle linee neoclassiche (di carattere neutro)ed il noto palchetto da commedia dell’arte,connotato da fondali di tela inerenti le diverse ambientazioni(la casa di Pantalone, la locanda di Brighella ed una venezia vista da Canaletto), alternati e cambiati a vista da valletti di scena, il tutto rischiarato da piccole luminarie,chiara rievocazione degli spettacoli allestiti, dalle compagnie itineranti. Recensione raccolta in data 18/04/07 Milano Teatro Piccolo Sala Grassi

 

Visto il 19-04-2007