Intramontabile, sempre divertente e intrigante “Arlecchino servitore di due padroni”, commedia -scritta da Carlo Goldoni (Venezia 1707 - Parigi 1793) nel 1745 - che segna il passaggio dalla commedia dell’arte alla riforma goldoniana come dimostrato dal permanere di maschere: inizialmente scritta sotto forma di canovaccio per l’attore Antonio Sacchi capace soprattutto di improvvisare, viene successivamente riscritta per intero coerentemente alla riforma graduale operata dal grande veneziano che dall’infanzia respira e vive il teatro. Cavallo di battaglia del Piccolo Teatro di Milano dal 1947, è una delle regie storiche e straordinarie di Giorgio Strehler che ha creato un capolavoro in cui levità, fantasia, umanità e rigore si coniugano poeticamente. Un successo ininterrotto da più di sessant’anni con oltre 2500 repliche e ‘tournée in tutto il mondo.
Figura-perno della ‘pièce’ un singolare ed esilarante Arlecchino che per risolvere i problemi di una fame cronica non si fa scrupolo di servire due padroni - i quali per un gioco del destino non sono altro che due innamorati alla ricerca l’uno dell’altro - dando luogo a una serie di guai ed equivoci comicissimi. Due gli attori che hanno interpretato Arlecchino in questi lustri: Marcello Moretti e Ferruccio Soleri (Firenze 1929) che ha raccolto il testimone nel 1963 e ora, a quasi 78 anni, è fantasmagorico interprete di fuochi d’artificio, di agili piroette e di un’arte dell’arrangiarsi fondamentalmente intrisa di moralità.
Il tema dell’amore ampiamente ricorrente è vissuto in maniera più libera e consapevole dalla nuova classe borghese che si affaccia nella storia veneziana con giovani più maturi e donne tanto emancipate da vestirsi da uomo seppure per finalità contingenti e cogenti. Il primo quadro si svolge in casa del simpaticissimo Pantalone de’ Bisognosi, caricatura di un mercante che con il suo vivace veneziano benedice le imminenti nozze d’amore della propria figlia Clarice con Silvio. Ma l’imprevista ‘resurrezione’ di un precedente ‘promesso’, lo pseudo-Federigo Rasponi, complica la vita creando una serie di sofferenze ed equivoci che si intrecciano con i pasticci causati da Arlecchino, abile nello sdoppiarsi acrobaticamente come servitore assumendo un’altra identità, nel mentire, corteggiare e millantare. Un gruppo di attori perfetti e intercambiabili nelle parti frutto di una professionalità altissima e di una regia impeccabile. Simbolica sul proscenio la fila di candele accese all'inizio chiamandole ciascuna per nome e spente al termine: un fascino da non perdere.