Più di sessant’anni e non sentirli. Tanto è passato da quando nel 1947 un giovane regista teatrale, Giorgio Strehler, propose ai milanesi un vecchio personaggio della commedia dell’Arte, l’Arlecchino di Carlo Goldoni e lo fece interpretare da Marcello Moretti prima e Ferruccio Soleri poi. Oggi lo spettacolo «Arlecchino servitore di due padroni» è più attuale che mai: applaudito, replicato, amato ed esportato ovunque. Pensare che proprio Strehler aveva pensato di realizzare nel 1987 l’edizione d’addio. La sola notizia fece accorrere nei teatri una tale folla, con liste d’attesa e proteste fra chi non l’aveva potuto vedere, che il regista si convinse che il personaggio non aveva ancora terminato il suo percorso e doveva vivere ancora.
Così eccolo di nuovo in cartellone al Piccolo di Milano. Anche se per una volta è il palco del teatro Studio a ospitare uno dei capisaldi inossidabili del teatro italiano. Ma è ancora Soleri a vestire i panni di Arlecchino, interpretando tutte le acrobazie sul palco per tre ore di magia. Vero e proprio fulcro della pièce, l’attore toscano interpreta l’esilarante e colorata maschera che non si fa scrupolo di servire due padroni allo stesso tempo per risolvere i problemi di una fame cronica e crea una serie di guai ed equivoci comici. La storia s’intreccia fino all'inverosimile, sommando equivoci e pasticci mentre lo spettatore ride di gusto. La scenografia è sempre classica, con pochi ed essenziali elementi funzionali all’ambientazione.
Gli attori con le loro maschere si muovono con disinvoltura in scena come lo facessero da sempre, viceversa con l’emozione della prima replica. Il dialogo scorre a pieno ritmo, aiutato dalla musicalità del dialetto veneziano e sostenuto dalla mimica e dalla gestualità. Di giorno in giorno l’«Arlecchino» resta il classico per eccellenza, lo spettacolo italiano più visto nel mondo, il cavallo di battaglia e la replica che non annoia. Merito dei toni vivaci e irrequieti, sane risate e allegria, perché è una commedia energica e strabiliante che da sempre incanta e cattura il pubblico. Scritto da Carlo Goldoni, raccontato da Giorgio Strehler: 180 minuti di grazia e maestria. E’ dei testi più famosi della storia del teatro, ma anche di un allestimento ben collaudato e di successo. Poi c’è Soleri, che è il maestro di tutti gli Arlecchini viventi. Cosa volere di più se non un biglietto per una delle repliche? Milano, teatro Studio 30 aprile 2009