Taluni lavori operistici sono strettamente legati al contesto in cui sono stati partoriti. Fra questi, Aufstieg und Fall der Stadt Mahagonny di Bertolt Brecht e Kurt Weill, che approda per la prima volta sul palcoscenico del Teatro Regio di Parma.
L'epoca, è quella della Repubblica di Weimar, cancellata dall'ascesa al potere di Hitler. L'ambiente, quella terra austro-germanica ricca di fermenti artistici d'ogni genere. Con esiti apicali anche in campo teatrale nelle pagine di Brecht e di Döblin, ed in partiture quali Sancta Susanna e Cardillac di Hindemith, Wozzeck di Berg, Moses und Aron di Schönberg. Tutto spazzato via, in poco tempo, dall'instaurazione della Gleichschaltung, la forzata “normalizzazione” imposta dal regime nazista.
Un tandem artistico, due lavori fondamentali del '900
Il tandem Brecht/Weill aveva già funzionato alla grande con Die Dreigroschenoper (L'opera da tre soldi, 1928). Due anni dopo alla sua apparizione Ascesa e caduta della città di Mahagonny, per i caustici testi di Brecht e le stranite musiche di Weill – uno screziato, raffinato mélange di linguaggio colto, di musiche da kabarett e da ballsaal, di atmosfere e citazioni jazz e folk – riuscì a mettersi contro non solo quell'appagato ceto borghese colpito da una satira così feroce e tagliente, ma anche due contrapposti ed influenti blocchi politici del tempo.
Vale a dire il regime del Terzo Reich, che presto la mise al bando quale esempio di 'arte degenerata'; e la intelligencija marxista che, fraintendendone il portato, ne ostacolò la circolazione nei paesi del socialismo reale.
Il Dio Denaro e la Placida Borghesia
L'opera era annunciata fra gli eventi di Parma Capitale della Cultura 2020; l'approdo al Regio, a causa della pandemia, è purtroppo slittato di due anni. Lunga attesa, compensata però da uno spettacolo straordinario, grazie all'innato talento teatrale ed alla fertile inventiva di Henning Brockhaus, mente dell'intera operazione. Il quale affolla il palcoscenico di personaggi fino all'inverosimile governandoli però con oculatezza, ed alla fine in ogni quadro l'enfasi teatrale è sempre vivida ed appassionante.
E lo spettatore, messo di fronte ad uno spettacolo lussureggiante, avverte non solo una coerente impronta drammaturgica, ma anche un solido lavoro registico di preparazione. Le quinte di Margherita Palli tratteggiano bene un'astratta città Anni Trenta, con accurate annotazioni sceniche; i costumi di Giancarlo Colis mostrano grande inventiva; congrui agli scopi prefissati il video design di Mario Spinaci e le taglienti luci di Pasquale Mari.
Componente indispensabile dello spettacolo, le animate coreografie disegnate da Valentina Escobar. Nondimeno, dell'America di Edward Hopper conclamata nelle note di regia, non abbiamo visto traccia.
Quanto alla direzione musicale di Christopher Franklin, procede con accorto dinamismo e fa brillare la vulcanica struttura musicale di un lavoro eclettico e multiforme, ricco di spunti musicali e drammatici differenti; e ne sa rendere la dimensione espressionistica e lo spirito corrosivo. Un plauso va pure all'Orchestra Toscanini, che lo segue con entusiasmo e riesce nell'ardua impresa di oscillare senza sbandamenti tra risonanze sinfoniche ed evocazioni di jazz band.
Servono cantanti/attori
Gli interpreti di Mahagonny devono possedere notevole versatilità. Devono cioè fondere quanto meglio possibile canto, espressività, recitazione. Qui al Regio nulla da eccepire, appaiono tutti adeguati al compito assegnato.
Alisa Kolosova, Zoltan Nagy rendono al meglio le depravate e lide figure di Leokadja Begbick e Trinità Moses; Chris Merritt è un po' in affanno con quella dell'untuoso Fatty (interpretato nelle recite successive da Matthias Kazorowsky); Tobias Hächler è perfetto per il ruolo del mite Jim Mahoney, e lo stesso dicasi per Nadia Mchantaf, disincantata Jenny Hill.
Mathias Frey ricopre con abilità due ruoli, quelli di Bill e di Tobby Higgins; Jerzy Butryn è Joe; Simon Schnorr è Bill; Roxana Herrera, Elizabeth Hertzberg, Yuliia Tkachenko, Cecilia Bernini, Kamelia Kader e Mariangela Marini sono le sei ragazze di Mahagonny.
Filippo Lanzi recita le didascalie del Narratore, aggiunte dalla regia. Il Coro del Regio, preparato da Martino Faggiani, fa anche stavolta la sua bella figura. L'opera è stata diffusa in streaming sul portale europeo Opera Vision, dove resterà disponibile per tre mesi.