Prosa
ASPETTANDO GODOT

Aspettando Godot ovvero l'eterna attesa.

Aspettando Godot  ovvero l'eterna attesa.

.Aspettando Godot : attenti a quei due  
 

Eros Pagni e Ugo Pagliai, quali Vladimiro ed Estragone,  finalmente,  coppia d’eccezione.... entrambi, keatoniani ed  impassibili,  attendono  un onnipotente quanto assente  Godot.
Autentica coppia d’assi: Pagliai e Pagni giocano, con le battute e gli inespressi interrogativi beckettiani (sul palco dello Strehler), per dare vita ad una delle pièce  più surreali e importanti del XX secolo.
Quale opera metafisica e di sublime leggerezza è “aspettando Godot”!   Divenuto parte integrante del patrimonio culturale del novecento;  Il  successo  immediato, riscosso dalla pièce, diede, sin  da subito, lustro a Beckett e contribuì, già a partire  dal 1953 (data della prima al Théatre de Babylone di Parigi), a crearne  il mito letterario .
 Testo originariamente pensato e scritto in lingua francese:  “En attendand Godot”. Il grande successo, ottenuto   indusse, lo stesso  Beckett, ad occuparsi, nel 1954,  della trasposizione della pièce, anche nella lingua di Sakespeare.

. Per non farsi mancare niente: l'edizione allestita, è impreziosita,  dal valore aggiunto  di una ironica quanto sapiente   traduzione. Nientedimeno  che... il frutto proibito di un di un Carlo Fruttero in chiave deliziosamente nichilista.

La scena è nota
La partitura  registica è di Marco Sciaccaluga e si palesa in una scelta estremamente rigorosa. Allestimento classico: il contesto scenico è perfettamente aderente alle scelte visive dello stesso Beckett  (“una strada di campagna, con albero”).
Il classico tema, della landa desolata è, in codesto contesto, pensato e ritrasformato: riletto in una chiave pittorica surreale, Lo spazio aperto ad arco, apre alla vista, in tutta la sua essenza: la specchiata perfezione di una scena che,   richiama alla memoria, le icone di magritte  e i paesagi lunari di De Chirico. Dissoluzione dell'essere e "nulla visionario"  resi tali,  grazie anche, al talento visivo ed alla semplicità stilistica, di Jean Marc Stehlé.
I brevi intermezzi musicali (dirompenti nei loro staccati); unitamente ad un abile quanto espressiva illuminotecnica,  contribuiscono a  scandire  i diversi  momenti delle eterne giornate in attesa di Godot.  E... tra un battibecco e un incontro di futile vitalità,(illuminante l'incontro con Bozo/Gianluca Gobbi in vena d'istrionismi e velate malinconie); Estragone e Vladimiro capiranno di essere stati chiamati (quale rappresentanza dell’intera umanità ). Testimoni, in una  snervante e immemore attesa,  nella speranza d’intravedere.... o anche solo avvertire la presenza di quell’essere nebuloso, quell’afflato avvolgente che ha nome Godot.
Platea stracolma e applausi scroscianti hanno confermato la voglia d’impegno e  cultura, manifestate dal pubblico meneghino…  Salutare antidoto alla noia e all'appiattimento mentale e morale. DA NON PERDERE!

Visto il 31-01-2011