Beckett sarebbe stato fiero dei suoi interpreti se avesse sentito una giovane dire, dopo una rappresentazione del suo Aspettando Godot, "Non mi è piaciuto, non è successo mai nulla". Pensavamo questo appena fuori del Teatro Verdi di Padova, l'8 di Febbraio: un'opera d'arte del resto può "piacere" solo se è ammissibile il suo "non piacere". Nel caso in questione entrambi gli stati d'animo suscitati fanno della regia dell'Aspettando Godot un'opera pienamente riuscita. Merito a Sciaccaluga quindi e gran plauso a Ugo Pagliai (Estragone), Eros Pagni (Vladimiro), Gianluca Gobbi (Pozzo) e Roberto Serpi (Lucky). Inusuale ma stavolta necessario da parte nostra riconoscere il fondamentale contributo artistico degli attori in scena, tanto da dimostrarsi come vero valore aggiunto dello spettacolo. Certo il contrappunto scenico dal disegno circolare di luci e azioni non è certo definibile un che di algido o mediocre; tantomeno le scene di Jan-Marc Stehlé e Catherine Lankl potevano dirsi scontate, per quanto sia nota l'esigenza di uno spettacolo come quello qui descritto. Tuttavia è stata la recitazione l'altra sera a dare prova d'arte, a dare accesso alla verità proposta da Beckett, a fare insomma di una riproposizione una vera "interpretazione" di un'opera drammaturgica. Aspettando Godot ha mostrato la sua faccia al presente attraverso i suoi attori, non attraverso il suo regista. Che bello poterlo dire per una volta.