Lirica
ASSASSINIO NELLA CATTEDRALE

Milano, teatro alla Scala, “A…

Milano, teatro alla Scala, “A…
Milano, teatro alla Scala, “Assassinio nella cattedrale” di Ildebrando Pizzetti UN UOMO CHE PREVEDE DI ESSERE UCCISO Con Assassinio nella cattedrale la Scala celebra un doppio anniversario, il centenario della nascita di Gianandrea Gavazzeni (che ne fu il primo esecutore) ed il cinquantenario della prima rappresentazione assoluta dell'opera, proprio alla Scala. E il libretto di sala diventa un cofanetto con un libello su Pizzetti e Gavazzeni alla Scala. T.S. Eliot sintetizzò così il suo dramma: “un uomo torna in patria, prevede che sarà ucciso, è ucciso”. Non c'è azione nello scritto di Eliot, se non un percorso interiore. E non c'è azione nel libretto che Pizzetti ne ha tratto dalla versione italiana di Alberto Castelli. Ma i temi proposti sono molteplici, il conflitto tra potere temporale e potere spirituale, lo scontro fra Stato e Chiesa, il martirio e la fede, la fedeltà a un ideale e il confronto con il soprannaturale, il destino ineludibile (la stessa accettazione del destino del martirio temuta come fosse una forma di presunzione), la redenzione finale, con il sangue che rigenera e purifica. Temi che il regista Yannis Kokkos (autore anche di scene e costumi) accosta alle tragedie eschilee. Dominanti sulla scena sono il buio e il grigio uniforme. Alte pareti scure sono al tempo stesso l'esterno e l'interno della cattedrale; sullo sfondo il vuoto, oltre alcuni alberi nudi, i rami protesi verso il cielo invisibile. Il pavimento ha ampi e bassi gradoni che possono ricondurre ai teatri dell'antichità e i costumi, senza tempo ma classici, consentono il passaggio storico dal medioevo all'antichità al contemporaneo. Le vetrate che illuminano il secondo atto sono goticheggianti ma fuori dal tempo, ridotte a schegge, come il risultato di una esplosione. Le luci di Gianni Mantovanini, livide e di taglio, esaltano le atmosfere, in particolare nell'intermezzo, con il vescovo Becket che sembra sospeso tra le vetrate coloratissime. Secondo una cifra stilistica che gli è consueta, Kokkos riduce al minimo l'azione scenica (e qui non potrebbe fare altro), puntando sull'essenzialità dell'impianto e su atmosfere rarefatte. Dettagli significativi nel finale: Tommaso appare per la prima volta in mitra e piviale, i cavalieri giocano a dadi sopra un mantello, il piviale del vescovo rosso all'interno viene steso sopra il cadavere pugnalato-immolato sull'altare (con schizzi vistosi di sangue), poi, rovesciato sul lato azzurro, copre-riveste l'altare. Le atmosfere della messa in scena sono bene abbinate alla pagina musicale di Pizzetti, dove la musica del Novecento, derivata da modelli veristi, si unisce al canto gregoriano ed a un recitativo salmodiante, un declamato di ispirazione religiosa. Donato Renzetti, che con Gavazzeni si è formato professionalmente, guida con mano sicura l'orchestra della Scala. Esalta le tinte che differenziano i vari momenti, complici gli ottimi strumenti solisti: l'inquietante corno inglese dell'intermezzo, l'oboe del second'atto, le arcate lunghissime dei violini e dei violoncelli. Il coro ha un ruolo da protagonista, come nella tragedia greca. E il maestro Bruno Casoni ha preparato il coro della Scala in modo ottimale. Toccante la scena iniziale, con le donne davanti alla cattedrale di Canterbury che cantano in modo arioso, in netto contrasto col Dies irae dei sacerdoti. Spendido anche il finale, compatto, serrato, luminosissimo negli intrecci dei vari apporti vocali. Cantante di grande classe è Ferruccio Furlanetto nel ruolo di Tommaso Becket. Solenne il suo ingresso in scena, quando tocca la terra con fare ieratico, sacrale: la prima parola “Pace” risuona piena di carisma. La sua stessa figura si impone anche in senso fisico per austerità e forza morale, che promana anche dal canto. Molti, in ruoli marginali, i comprimari, identificati in modo anonimo dall'autore: i sacerdoti (Gianluca Sorrentino, Davide Pellissero, Armando Gabba), i tentatori (Salvatore Cordella, Angelo Veccia, Petri Lindroos, Luca Dall'Amico), le corifee (Raffaella Angeletti, Anita Raveli), i cavalieri (Gianluca Pasolini, Giuseppe Altomare, Alessandro Paliaga, Ernesto Panariello), l'araldo (Antonello Ceron). Diversi posti vuoti in sala, molti applausi alla fine, soprattutto per il protagonista. Nel ridotto del teatro una mostra fotografica su Gavazzeni alla Scala. Visto a Milano, teatro alla Scala, il 29 maggio 2009 FRANCESCO RAPACCIONI
Visto il
al Teatro Alla Scala di Milano (MI)