“Poirot sul Nilo”, nella trasposizione teatrale di Stefano Messina , si trasforma in “Assassinio sul Nilo”. Balza agli occhi per prima cosa infatti, l’assenza, nell’adattamento proposto, della leggendaria figura dell’investigatore belga. Rappresentare in teatro uno tra i romanzi più articolati della regina del giallo Agatha Christie è certo una sfida: fin dalle prime battute la compagnia Attori e Tecnici si mostra così intenzionata a non tirarsi indietro, cominciando anzi proprio dal protagonista.
Scelta audace e azzeccata: una figura forte come quella di Poirot faticherebbe a danzare sulla melodia di una rilettura leggera e per certi versi divertita del testo, come quella proposta al teatro della Corte. Più consona una narrazione non guidata da un investigatore canonico e immediatamente riconoscibile, così che gli eventi possano dipanarsi, senza fretta, in una polifonia di sfumature.
Ma le difficoltà non sono finite: il romanzo brulica di personaggi secondari, a loro modo protagonisti anch’essi di vicende minori, ma significative. È necessario operare delle scelte: effettivamente, i personaggi e le scene selezionati consentono al nucleo narrativo di non sfilacciarsi e di non perdere di consistenza (sia pur a prezzo di qualche dolorosa, ma probabilmente necessaria, rinuncia).
E ancora: pur sfidando come di consueto lettori e spettatori, vincolando ai passeggeri del battello la platea dei potenziali colpevoli, nella migliore tradizione del giallo all’inglese, l’autrice propone diversi rapidi cambi di scena e di punto di vista. Da qui, probabilmente, ha origine l’idea di connotare alcuni passaggi della rappresentazione con elementi tipicamente cinematografici, al punto da proiettare le sequenze di immagini che fanno da intermezzo tra una scena e l’altra sul sipario chiuso, come su uno schermo.
Più ancora della sapienza tecnica con cui il regista e la compagnia approcciano il testo però, colpisce il senso di originalità che permea lo spettacolo. Un giallo classico si ammanta, per lunghi tratti, di commedia e, per brevi attimi, di dramma, lasciando così intravvedere, oltre l’indovinello proposto allo spettatore (chi è l’assassino?) chiaroscuri piacevolmente imprevedibili nella caratterizzazione dei personaggi. Soltanto un elemento pare solidamente ancorato al testo: un finale a sorpresa, spesso indicato come uno tra i più brillanti in assoluto, anche per una regina.