In concomitanza con la festa patronale di San Geminiano, il Teatro Comunale di Modena presenta uno dei capolavori giovanili di Giuseppe Verdi, Attila. E guarda caso proprio il patrono della città emiliana, secondo la tradizione, aveva fermato il re Unno che si apprestava a rendere Modena una seconda Aquileia. Attila torna a Modena con un allestimento proveniente da Trieste e che porta la firma di Enrico Stinchelli, noto al pubblico melomane per la sua rubrica quotidiana di lirica su una radio nazionale. La regia di Stinchelli appare evidentemente ispirata a diversi serial tv, come Il trono di spade, o a film cult del fantasy, come Il Signore degli anelli. Se la sua idea registica si fosse fermata a questo sarebbe risultata piuttosto scontata ma la vicenda viene enfatizzata con un effetto cinematografico tramite effetti speciali in 3D, riuscendo a coinvolgere il pubblico e a stupire continuamente. Le scene di grande effetto sono curate da Pier Paolo Bisleri (che si è occupato anche dei costumi) e hanno trovato il loro completamento nelle proiezioni di Alex Magri, Ismael Portelli e Gerald Agius Ordway. L’effetto visivo è stato notevole soprattutto in alcuni momenti, come il sogno di Attila, l’incontro con Leone, la distruzione di Aquileia.
La direzione del maestro Aldo Sisillo è stata equilibrata, elegante e tranquilla: ha forse mancato dell’esuberanza del Verdi giovane ma è riuscita a dare risalto ai contrasti e ai chiaroscuri, a valorizzare una sonorità corposa pur senza enfasi, aiutando i personaggi a emergere su una Orchestra dell’Opera Italiana in piena forma.
Nel ruolo del titolo Carlo Colombara (che ha festeggiato durante questa recita il trentennale di carriera) ha bella voce verdiana, chiara ed elegante, in una interpretazione quasi perfetta, anche se a volte un po’ enfatica e il pubblico è entusiasta per Mentre gonfiarsi d'anima. Svetlana Kasyan ricopre il ruolo di Odabella; perfetto fisique du role, peccato che la qualità vocale non fosse sempre all’altezza: la Kasyan non è riuscita, nella prima parte, a controllare la voce ed è risultata eccessivamente ingrossata e poco a fuoco nelle note gravi (certamente possiede una vocalità molto importante, come ha saputo dimostrare nella seconda parte, ma deve affinare sicuramente la tecnica). Vladimir Stoyanov offre al pubblico un ottimo Ezio: la sua voce morbida ed estesa, elegante e corretta, brillante e solida ha riscosso un grande successo; ha caratterizzato molto bene il personaggio emergendo per il fraseggio e l’espressività ed è stato a lungo applaudito nell’aria Dagli immortali vertici. Non emerge particolarmente il Foresto di Sergio Escobar: il tenore spagnolo ha dimostrato una sufficiente sicurezza scenica e vocale, una tecnica sufficiente, una voce gradevole, ma non riesce a spiccare il volo, pertanto, nonostante qualche picco come nella romanza Che non avrebbe il misero, rimane nell’ombra. Valido Roberto Carli in Uldino e decisamente ieratico John Paul Huckle in Leone. Bravo il Coro della Fondazione Teatro Comunale di Modena preparato dal maestro Stefano Colò.