Lirica
AUFSTIEG UND FALL DER STADT MAHAGONNY

Il paese dell'oro

Il paese dell'oro

Il capolavoro di Bertold Brecht e Kurt Weill Aufstieg und Fall der Stadt Mahagonny, Ascesa e Caduta della Città di Mahagonny, è l’ultimo appuntamento della stagione 2014-2015 del Teatro dell’Opera di Roma. Come talvolta capita con capolavori riconosciuti da tutti citati, questa opera non è molto presente nel repertorio delle grandi istituzioni; a Roma era stata programmata una sola volta nel 2005: grande era pertanto l’attesa di questo nuovo allestimento di Graham Vick con John Axelrod sul podio. La vicenda è nota: tre disperati, in fuga dalle forze dell’ordine verso la Costa dove, si dice, ci sono grandi giacimenti d’oro, per un guasto al camion che li trasporta sono costretti a fermarsi e a cambiare i loro progetti. Pensano allora di fondare una città dell’oro, Mahagonny, dove dovranno passare i cercatori per spendere le ricchezze accumulate; tutto sarà organizzato per soddisfare ogni esigenza, ma ogni cosa sarà fatta pagare profumatamente. Giungono allora un gruppo di fanciulle per vendere le loro grazie; quelli che cercano una vita di piaceri e sono disposti a pagare verranno da tutte le parti. Arrivano anche quattro tagliaboschi dall’Alaska con un cospicuo gruzzolo da spendere.

La vita a Mahagonny procede stancamente, i piaceri decantati un po’ annoiano e ci sono troppe proibizioni. Improvvisamente giunge la notizia dell’imminente arrivo di un tifone che potrebbe distruggere la città con tutti i suoi abitanti. Nel panico che avvolge tutti, il tagliaboschi Jim propone di cancellare tutte i divieti e di permettere a ciascuno di fare liberamente ciò che vuole, in un antesignano “proibito proibire” sessantottino. All’ultimo momento il tifone evita la città, ma restano le nuove norme permissive che consentono a tutti di esercitare senza limiti i quattro istinti: mangiare a sazietà e oltre, fare all’amore, essere violenti, bere fino a stordirsi. Tutti si abbandonano agli istinti, la morte è spesso la conseguenza di questi eccessi, Jim rimane senza soldi e nessuno vuole prestargli i propri. Questo è l’unico delitto considerato inaccettabile pertanto, dopo un processo farsa, Jim verrà condannato a morte e giustiziato. Comincia così il declino della città, la gente è delusa e insoddisfatta, ci sono proteste e cortei, tutti invecchiano repentinamente, mentre il caos ghermisce tutto fino alla completa distruzione. La condanna senza appello del capitalismo nell’intenzione pedagogica di Brecht è evidente anche nello stile narrativo, c’è uno speaker fuori campo, ci sono cartelli e scritte che illustrano le situazioni, quasi a impedire allo spettatore ogni coinvolgimento emotivo.
Le musiche di Weill piene di clangori e dissonanze, raramente indulgono alla melodia e sembrano combattere ogni possibile sentimentalismo.

La messa in scena di Graham Vick fa riferimento all’estetica dei nostri giorni. Durante l’introduzione orchestrale sul sipario è proiettato il titolo dell’opera con una grafica che ricorda le scritte a bassa risoluzione dei primi computer, la città è indicata sul palcoscenico con un gigantesco indice di Google Maps, l’ambientazione è in un “non luogo” che è la sala d’aspetto di un aeroporto, oppure un casello di autostrada, o uno studio televisivo. Azzecata la presenza e l’azione di 25 giovani attori sul palcoscenico che “fanno massa” insieme alle scenografie stile Broadway piene di neon e di insegne luminose. L’orchestra è brillante, anche se talvolta il volume è parso eccessivo a scapito del canto. Bravissimi i cantanti anche nella prova attoriale, tra i tanti ci piace citare Measha Brueggergosman nella parte di Jenny Hill, Brenden Gunnell è un efficace e tormentato Jim Mahoney, e Iris Vermillion nella parte di Leokadja Begbick. Grande l’apporto del suggestivo coro maschile diretto da Roberto Gabbiani.

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