Simpatica, divertente e viva la coreografia dello spettacolo con una strampalata casa di periferia variamente abitata e con al primo piano dietro vetri azzurrati la bravissima orchestra che ha accompagnato gli attori durante i due atti di “Avenue Q”.
Così si apre la scena in cui man mano irrompono i vari protagonisti bizzarri e stravaganti: chi corredato di pupazzo - che in realtà pare essere una sorta di ‘alter ego’ che esterna l’intimo più nascosto di ciascun personaggio completandone l’immagine - chi portando in scena solamente se stesso.
Non conosco il testo originale del ‘musical’ che ha debuttato off-Broadway nel marzo del 2003, trasferendosi dopo pochi mesi a Broadway e registrando un successo travolgente tanto che ne sono nate versioni a Londra e in vari paesi del mondo. “Avenue Q” ha vinto vari premi tra cui 3 Tony Awards come miglior musical, miglior soggetto originale e migliori musiche originali.
La traduzione e la regia sono di Stefano Genovese non nuovo a riprese di lavori dal mondo anglosassone: ha scelto per questa versione italiana giovani attori decisamente bravi, preparati e dalla bella voce e si capisce che crede nei valori che trapelano.
Non è assolutamente facile ‘recitar cantando’ dando vita coordinata al pupazzo che rappresenta il doppio e bisogna dire che al riguardo non c’è stata una pecca, anzi si sente che i giovani sono ben calati nel ruolo e si divertono.
Restano molti dubbi riguardo al testo che, forse seguendo la versione originale, appare a tratti superficiale e costellato di luoghi comuni.
Il caso ha voluto che un gruppetto di giovani presente in sala abbia applaudito in modo non pertinente ed eccessivo alle battute più vuote e sconclusionate suscitando il dubbio che anni di trasmissioni televisive senza capo, né coda e di spettacoli che presentano reazioni artefatte, dovute a convivenze casuali, irreali e meramente televisive, come autentiche abbiano privato giovani e meno giovani del senso critico e instillato un senso del bello relativo alla forma e non alla sostanza
Ci si chiede se “Avenue Q”, che pur presenta uno scorcio di una città moderna con tutte le problematiche di integrazione, mancanza di lavoro per i giovani, marginalità delle periferie ... trattate in modo così superficiale, non sia un’occasione mancata, non essendo sufficiente la bravura degli attori a emozionare i cuori e a coinvolgere le menti.
Visto il
12-11-2009
al
Nuovo
di Milano
(MI)