Macerata, cineteatro Italia, “Per aver troppo amato il mondo” di Filippo Mignini
VIVERE E STUDIARE PER LA CIVILTA'
Alberico Gentili nasce a San Ginesio, piccolo centro affacciato sui Sibillini, nel 1552; si laurea in diritto a Perugia ma presto è costretto a lasciare lo Stato Pontificio per sfuggire all’inquisizione cattolica. La regina Elisabetta gli offre un porto sicuro contro la violenza della religione e così si rifugia a Londra con la famiglia, diviene professore regio di diritto civile a Oxford e, nei suoi scritti, pone le basi del diritto internazionale. Vive la solitudine dell’esule (“al vero filosofo ogni terreno è patria”) e, oltre che giurista è anche filosofo, meditando sulle forme e sulle cause della violenza, indicandone gli antidoti possibili nella ragione e nelle leggi. Sotto la protezione di Elisabetta I difende la corona dagli attacchi di opposte fazioni e cerca una via tale da consentire, nella sicurezza dello Stato, la maggiore libertà possibile per il cittadino. Amico di Giordano Bruno, si batte contro il potere temporale della chiesa e per la separazione tra teologi (che si occupano del rapporto tra Dio e l’uomo) e giuristi (che si occupano dei rapporti tra gli uomini): “nessuno può sentirsi offeso da un’altra religione perché questa non lede nessun suo diritto”. Le premesse per la completa tolleranza.
Il testo di Filippo Mignini è un dialogo a più voci tra Gentili, Giordano Bruno e tre personaggi inglesi, il poeta e diplomatico Philip Sidney, il vescovo Toby Matthews e Robert Devereux, favorito della Regina.
Alberico Gentili appare tormentato, dubbioso, si mette sempre in discussione con logica infallibile e ferreo ragionamento per analizzare ogni punto di vista, senza mai pretendere di possedere la verità. È uomo di grande e misericordiosa fede in Dio, ma fortemente e scientemente anticlericale. Studioso di legge, avvocato civilista, filosofo riformato, Gentili ricerca il bene delle nazioni, monitorando il presente e studiando ogni piega della storia: “il diritto difende le ragioni universali che vanno salvaguardate dagli interessi privati dei singoli, altrimenti il mondo precipiterebbe nella violenza”.
La sua lotta in favore della civiltà umana nel rispetto dell’etica lo pone tra i fondatori della moderna concezione della politica, che deve anch'essa essere guidata dall’etica, al servizio dell’umanità intera e dell’umanità come tale e non di questo o quel “padrone”.
Molto bravo Luca Bastianello a dare voce e corpo ad Alberico Gentili, dalla irruenza della passione giovanile all’incedere curvo e stentato che precede la morte, esattamente quattrocento anni fa. La voce è bella e con accenti musicali, echi di colore scuro che la venano di sofferenza e nostalgia. Meno efficace il Giordano Bruno di Giovanni Franzoni. Nei tre ruoli “inglesi” Alberto Terrani, con poca differenziazione vocale e gestuale tra i personaggi.
Il testo procede cronologicamente in capitoli serrati e dialetticamente impetuosi, separati da brevissimi ma penetranti interventi musicali affidati all’organo positivo di Marco Mencoboni e alle viole d’arco di Cristiano Contadin.
Pubblico latitante ma applausi scroscianti per uno spettacolo importante che pone luce su un personaggio di enorme levatura, poco conosciuto anche dagli stessi marchigiani.
Visto a Macerata, cineteatro Italia, il 25 luglio 2008
FRANCESCO RAPACCIONI
Visto il
al
Italia
di Macerata
(MC)