BALLETTO TEATRO DI TORINO – “MUSICA DIVINA”

Un'altra serata interessante

Un'altra serata interessante
Il secondo appuntamento di Invito alla danza 2013  ha presentato al pubblico il Balletto di Torino, che ha portato sul palco del teatro Vascello tre coreografie di Matteo Levaggi inMozart (su musiche di Nyman) e, in prima assoluta, le suite del lago dei cigni e de la bella addormentata da Ciaikovskij.
 
Le danzatrici Kristin Furnes, Manuela Maugeri, Viola Scaglione e i danzatori Denis Bruno, Giuseppe Inga, Vito Pansini si distinguono prima ancora di ballare per la struttura atletica potente, nervosa, muscolare dei loro corpi, risultato della ricerca coreutica di Levaggi che li e le sottopone a un training che ne modella la fisionomia, espressione di una idea di danzatore e danzatrice immediatamente riconoscibile. 
 

Il corpo di ballo si presenta in scena con i costumi rivisitati e avulsi dalle solite distinzioni di genere. Così in InMozart i tre uomini indossano lo stesso corpetto nero con applicati tre volant come le danzatrici, mentre nelle due suite di Ciaikovskij Levaggi fa indossare ai tre danzatori un vaporoso tutù classico, bianco e nero secondo la tradizione del balletto originale.
 
Questa cancellazione della tradizionale divisione sessuata dei costumi teatrali non è fatta per gusto provocatorio ma per ripensare i costumi tramite un vaglio critico che è al contempo storico  e grafico. Il corpo atletico e muscoloso dei danzatori e delle danzatrici fa apparire posticcio non solo il tutù indossato dagli uomini ma anche l'abito coi volant indossato dalle donne, ottenendo così oltre a una riscrittura non sessista dell'abito della danza il recupero in chiave scenografica del costume teatrale.

Nelle coreografie Levaggi rivisita in chiave personalissima e mai banale alcuni elementi caratteristici della danza contemporanea di oggi (la potenza muscolare, lo spingere la danza sempre più verso la performance fisica)  dove la potenza fisica, la forza muscolare non sono mai fine a se stesse ma cercano (e trovano!) un nitore formale di rara eleganza, asciutto, composto, essenziale, senza sbavature o eccessi.

Le tre coreografie presentate al Vascello si caratterizzano per una asimmetria nella distribuzione dei passi sulla quale si polarizza l'intero disegno spaziale dei movimenti. 

I movimenti vengono sviluppati per singole cellule dai soli ai passo a due e trovano un logico sviluppo negli elaborati passi a tre  nei quali intervengono, inserendovi e sottraendosi, tutti i danzatori e tutte le danzatrici, dove due danzatori e una danzatrici o anche tre danzatori si muovono legati per le mani, ricordando il famoso quadro di Matisse.  
 
In InMozart una danzatrice, che si distingue sin dal modo di vestire, un costume spezzato, è chiamata ad eseguire talvolta una contro coreografia rimanendo a parte e spesso in posa plastica, dunque ferma, ponendosi come punto di fuga di una coreografia che sviluppa i passi in una vera e propria azione scenica.
 

Una azione scenica insistita nelle due suite da Ciaicovskji nelle quali Levaggi chiede al corpo di
ballo non solo dei continui cambi di costume (c'è anche il topless di una delle tre danzatrici) ma anche l'uso del make up,
su base bianca e nera, proprio come i tutù di entrambi i colori dei balletti originali. In questa ricerca performante ci apre di scorgere il
limite di un confronto con la tradizione, con la storia  della danza, non indagato in profondità, assestandosi  su una visione di superficie (ma non superficiale) con un approccio più attento agli aspetti visivi che formali.

Così uno dei topos più conosciuti della danza classica, il passo a quattro
del secondo atto del Il lago dei cigni, di difficile esecuzione, viene ridotto più che sviluppato dalla coreografia con dei movimenti di braccia che non restituiscono quella leggerezza di tocco dell'originale in un confronto con la tradizione autoindulgente più interessato all'affermazione del proprio universo coreutico che a un confronto davvero pensato con quella tradizione.

In questo senso appaiono banali (perchè inutili) e posticci (perchè fuori contesto anche con il resto della sua coreografia) l'uso delle luci strobo o l'introduzione di un elemento scenico teatrale  (un ciocco di legno) molto più funzionale alla presentazione video della coreografia che alla coreografia stessa che ci paiono vezzi che non rendono giustizia del lavoro complessivo del coreografo, che si attesta su ben altri livelli.
 
Visto il 11-07-2013
al Vascello di Roma (RM)