Il corpo di ballo si presenta in scena con i costumi rivisitati e avulsi dalle solite distinzioni di genere. Così in InMozart i tre uomini indossano lo stesso corpetto nero con applicati tre volant come le danzatrici, mentre nelle due suite di Ciaikovskij Levaggi fa indossare ai tre danzatori un vaporoso tutù classico, bianco e nero secondo la tradizione del balletto originale.
Nelle coreografie Levaggi rivisita in chiave personalissima e mai banale alcuni elementi caratteristici della danza contemporanea di oggi (la potenza muscolare, lo spingere la danza sempre più verso la performance fisica) dove la potenza fisica, la forza muscolare non sono mai fine a se stesse ma cercano (e trovano!) un nitore formale di rara eleganza, asciutto, composto, essenziale, senza sbavature o eccessi.
I movimenti vengono sviluppati per singole cellule dai soli ai passo a due e trovano un logico sviluppo negli elaborati passi a tre nei quali intervengono, inserendovi e sottraendosi, tutti i danzatori e tutte le danzatrici, dove due danzatori e una danzatrici o anche tre danzatori si muovono legati per le mani, ricordando il famoso quadro di Matisse.
Una azione scenica insistita nelle due suite da Ciaicovskji nelle quali Levaggi chiede al corpo di
ballo non solo dei continui cambi di costume (c'è anche il topless di una delle tre danzatrici) ma anche l'uso del make up, su base bianca e nera, proprio come i tutù di entrambi i colori dei balletti originali. In questa ricerca performante ci apre di scorgere il limite di un confronto con la tradizione, con la storia della danza, non indagato in profondità, assestandosi su una visione di superficie (ma non superficiale) con un approccio più attento agli aspetti visivi che formali.
Così uno dei topos più conosciuti della danza classica, il passo a quattro del secondo atto del Il lago dei cigni, di difficile esecuzione, viene ridotto più che sviluppato dalla coreografia con dei movimenti di braccia che non restituiscono quella leggerezza di tocco dell'originale in un confronto con la tradizione autoindulgente più interessato all'affermazione del proprio universo coreutico che a un confronto davvero pensato con quella tradizione.
In questo senso appaiono banali (perchè inutili) e posticci (perchè fuori contesto anche con il resto della sua coreografia) l'uso delle luci strobo o l'introduzione di un elemento scenico teatrale (un ciocco di legno) molto più funzionale alla presentazione video della coreografia che alla coreografia stessa che ci paiono vezzi che non rendono giustizia del lavoro complessivo del coreografo, che si attesta su ben altri livelli.