Lirica
THE BASSARIDS

Orgiastiche baccanti

Orgiastiche baccanti

La nuova stagione del Teatro dell’Opera di Roma inizia con un titolo coraggioso, The bassarids di Hans Werner Henze (mai rappresentata a Roma) su libretto di Auden e Kallman da Le baccanti di Euripide, una delle tragedie più oscure e potenti della classicità e che sarebbe riduttivo ridurre semplicemente al conflitto tra il giovane, severo e ascetico re di Tebe, Penteo, e il dio Dioniso, cioè tra ragione, rigore, morigeratezza e passioni, vizi ed eccessi. Invece i richiami e le suggestioni sono molteplici e ben sottolineate e rappresentate in questa splendida messa in scena curata da Sergio Tramonti (scene), Ursula Patzak (costumi) e Pasquale Mari (luci).

Il dio Dioniso arriva a Tebe per vendicare l’insulto verso sua madre Semele, lì sepolta, dopo che il re aveva proibito a tutti di credere che questa avesse avuto un figlio da Zeus, negando in questo modo la divinità di Dioniso che, nella sua furia barbarica e nichilista, annienterà il re e distruggerà il suo regno. Per raggiungere lo scopo inganna e deride Penteo, costringendolo a vestirsi da donna per osservare i culti orgiastici in cui è coinvolta la madre Agave, a corrompere l’indovino Tiresia fino ad allora fedele al re, a sedurre Agave che uccide e fa a pezzi il suo stesso figlio . I sopravvissuti vengono mandati in esilio, mentre il dio ordina la distruzione con il fuoco della città.

La musica di Henze enfatizza il dramma oscillando tra gli estenuanti recitativi dei personaggi e il canto più definito del coro, diretto da Roberto Gabbiani, che è il vero protagonista musicale. Lo sviluppo genera una tensione emotiva che non si risolve e rende impegnativo e coinvolgente l’ascolto. La prestazione dei cantanti è eccellente, anche sul piano più propriamente drammaturgico: da citare Ladislav Elgr (Dionysus), Russel Braun (Pentheus), Mark S. Doss (Cadmus), Erin Caves (Tiresias) e le italiane Veronica Simeoni (Agave) e Sara Fulgoni (Beroe); completano il cast Andrew Schroeder (Capitano) e Sara Kershkowitz (Autonoe). L’orchestra del Teatro, diretta da Stefan Soltez, è efficace e mai invadente.

Ancora una volta è vincente la scommessa del regista Mario Martone che organizza l’affollatissimo palcoscenico producendo un’atmosfera umida e voluttuosa con qualche nudità appropriata ma non esibita. Uno specchio inclinato amplifica le sensazioni visive e produce un effetto straniante rimandando anche l’immagine del direttore e della buca dell’orchestra. I movimenti coreografici di Raffaella Giordano bene illustrano l’atmosfera orgiastica del dramma.

Qualche spettatore ha abbandonato prima della fine ma gli applausi sono comunque arrivati e sono stati intensi e prolungati. Le repliche proseguono fino al 10 dicembre. Biglietti sul sito del Teatro.

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