All’interno della tre giorni che ha aperto gli spazi della Galleria Toledo alla conoscenza della giovane compagnia Vucciria Teatro, Joele Anastasi porta in scena (insieme al pluripremiato Io mai niente con nessuno avevo fatto) Battuage, di cui l’autore ne è regista e protagonista.
Sono gli occhi del giovane Salvatore (lo stesso Anastasi) in slip, giacca di pelle e tacco dodici, preda di un delirio di narcisismo violento teso alla ricerca del successo in una grande città del Nord e che, in seguito rivelerà ben altri traumi, a svelare, in questo deserto metropolitano di anime perdute, i due trans (Enrico Sortino e Simone Leonardi) che farsescamente si azzuffano e poi spartiscono il territorio di lavoro, il ragazzo (Sortino) che dell’atto sessuale ha fatto una patologia mentale, la povera prostituta greca (Federica Carruba Toscano) pestata dal magnaccia di turno in cerca della sua compagna scomparsa e la coppia borghese (Leonardi e Toscano) il cui marito cerca il proprio piacere in un “vizietto” mal nascosto e che condurrà all’inevitabile drammone finale.
All’interno di una scarna ed efficace scenografia atta alla riproduzione di luride latrine da autogrill e che, in piena armonia con questo luogo popolato da zombie notturni alla ricerca di sesso, tanto ricordano delle nicchie cimiteriali, i quattro attori cambiano pelle (travestendosi e truccandosi) e rinascendo, più e più volte, con nuove fattezze.
Battuage, il cui termine ironicamente indica quei luoghi in cui si incontra gente in cerca di sesso occasionale gratuito (in Italia più di 150.000 persone sono dedite a questa attività), risulta essere un’opera di fiction con forte ambizioni espressive ma priva di una saggezza autorale capace di rinunciare alla verosimiglianza e liberare la poetica dal dramma che ribolle in nuce.
Forse, in un Teatro già storicamente saturo di masturbazione, blasfemia e sommaria psicanalisi della sessualità, non occorre più simulare ma semmai sublimare: parole, azioni, emozioni.