TO BE BECKETT
Lo spettacolo inizia già prima che s’alzino le luci di scena, le pareti del teatro ospitano una mostra di fotografie, manoscritti, disegni di Beckett. Seduto nella sala del teatro La Comunità mi trovo davanti ad un telo di tulle nero che copre a schermo l’intero boccascena. Allo scemare delle luci di servizio, dietro a questo tulle compare Beckett e, come fantasmi, tutti i personaggi che hanno abitato la sua vita.
Sembra di assistere ad un “film dal vivo”: una successione turbinosa di fotogrammi eloquenti, poetici, eleganti. Si viaggia nella vita di Beckett attraverso i suoi occhi, la sua mente.
L’infanzia, i trasferimenti, l’incontro con Joyce, la scrittura, il Nobel, non vengono banalmente raccontati ma il tutto viene vissuto a grandi episodi davanti agli occhi del pubblico, il quale sembra spiare segretamente il vissuto di quest’uomo, sbirciare nel suo doloroso intimo.
Molti si affannano dietro festival di scrittura, concorsi di drammaturgia, si crogiolano nell’estasi elucubrativa delle mille forme del testo scritto. Si gira e si rivolta la nostra lingua e l’altrui in cerca di forme nuove, contemporanee. Ma che lingua parla la contemporaneità? Come si può parlare di Beckett alla generazione dell’immagine on demand, delle fotocamere ovunque, degli mms, dell’e-mail?
Questa forma propostaci potrebbe essere una.
Uno spettacolo che esce fuori dai canoni, forse un po’ lungo ma d’impatto, grazie soprattutto alle soluzioni registiche, risolte con un utilizzo intelligente della scenografia. La compresenza di più immagini nella stessa scena non dividono l’attenzione ma la amplificano, l’uso teatrale di alcune tecniche cinematografiche garantisce allo spettatore sia la libertà di guardare l’azione nella sua totalità, con la sensazione di partecipare all’evento a tutto tondo,sia di stimolare lo sguardo sul dettaglio.
Estremamente coraggioso questo lavoro di Claretta Carotenuto:
coraggioso per la scelta del teatro, La Comunità. Una delle tante belle realtà sconosciute e a rischio come Pianoterra di Rimini o il Fabbricone di Prato ed ancora tanti altri.
Coraggioso per la scelta degli interpreti, tutti attori emergenti competenti e generosi, guidati con maestria, tra cui spicca un bravissimo Alessandro Waldergan (Samuel Beckett).
Una nota di merito particolare va alle musiche, curate da Wolfgang Witzenmann che non fungono da semplice colonna sonora ma sono la vera e propria arma primaria di comunicazione dello spettacolo.
ROMA 18/01/07
TEATRO LA COMUNITA'
Luigi Orfeo
Visto il
al
Le Salette
di Roma
(RM)