Extra
BELLO E LONTANO

Un testo inutile.

Un testo inutile.

Colpisce subito all'occhio di questo allestimento la qualità dei suoi interpreti, tutti attori giovani,  ancora in cerca di una propria personalità ma che sanno usare bene, anzi benissimo, gli strumenti della recitazione appresi nella scuola di Teatro di Milano Paolo Grassi.
La scena di gusto semplice e novecentesco è quella giusta per valorizzare i personaggi interpretati, purtroppo quello che manca è il testo.  
Bello e lontano crede di gettare un ponte tra il presente e la tradizione del teatro naturalista russo di fine ottocento mancando completamente il suo scopo. La storia di questi sei personaggi descritti come dei reduci di guerra, o della vita, che si auto qualificano come angeli, sono troppo ambiguamente carnali, non tanto perchè sessuati , quanto perchè hanno un corpo, che soffoca, sanguina e si ammala di polmonite, anche se  eterno e incorruttibile (una incongruenza più vicina a certi racconti à la Stephen King che al teatro russo) finendo per non risultare credibili né come angeli letterali  né come metafore. Così tra spiegazioni astronomiche - il posto in cui si trovano (il Paradiso?) sta forse su un altro pianeta? -,  il pianeta Terra rinominato Libertà (altra metafora fin troppo ovvia e qualunquista) gli angeli raccontano le vicissitudini che li hanno condotti  a morire, pescando nel più ovvio immaginario collettivo (il soldato individuato da un cecchino a causa della sigaretta che ha acceso) banalizzando le grandi storie del teatro e della letteratura russe, appena ri-aggiornate al presente (uno degli angeli è un programmatore di computer). Un testo che non offre nessuna prospettiva storica avendone l'occasione visto che i personaggi sono divenuti angeli in diverse epoche, l'unico riferimento davvero storico è a Lenin nell'ambito del culto della persona (una delle due ragazze ne fa un ritratto ricamato su un rande lenzuolo) perdendo così una grande occasione di guardare al mondo, alla libertà, da un punto di vista diacronico. Invece l'autore del testo, Daniil Privalov, classe 1980, sceglie il punto di vista sincronico forse per sottolineare gli elementi ricorsivi o quelli immutabili riuscendo però a compilare solo una serie infinita di luoghi comuni.
La caratteristica precipua di questi giovani sembra l'inadeguatezza, la sprovvedutezza, nella vita sulla Terra come nell'aldilà. Un aldilà nel quale le ragazze, sessisticamente, portano da mangiare ai maschi, non sanno nulla dell'amore, e  fanno delle torte per farsi amare da loro, mentre i ragazzi possono divertirsi con le lezioni di volo (sono angeli, hanno le ali...) o fumando una sigaretta di marijuana (che diventa occasione  per delle gag da cabaret televisivo).
Un testo vacuo del quale al pubblico arrivano con immediatezza lo le parti comiche e non quelle che, almeno nelle intenzioni del suo autore, dovrebbero essere drammatiche.
Alla fine dello spettacolo ci si chiede quale sia lo scopo del testo e se abbia un messaggio da veicolare al pubblico cui si rivolge o se serva solo come esercizio di stile per chi lo interpreta.
Bello e lontano fa parte del progetto Festival Laboratorio Internazionale della Giovane Regia. Studi di nuova drammaturgia messi in scena da giovani registi russi e italiani che, all’interno dell’anno culturale Russia – Italia 2011, con il sostegno del Ministero della Cultura della Federazione Russa e della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Ministro della Gioventù, ha visto, nel giugno 2011, quattro registi italiani mettere in scena a San Pietroburgo dei testi italiani con un cast di attori russi e, contemporaneamente, quattro registi russi diplomati all’Accademia delle Arti di San Pietroburgo, allestire a Milano quattro testi russi con gli allievi del terzo corso attori della Scuola Paolo Grassi e alcuni attori recentemente diplomati dell’Accademia dei Filodrammatici.
Uno scambio internazionale, come se ne svolgono tanti tra le scuole di teatro, che costituisce un momento importante non solo per gli allievi delle scuole ma anche per il pubblico che può così conoscere testi altrimenti impossibili da conoscere.
In questo caso ci sembra che la scelta del testo abbia voluto privilegiare solamente gli studenti. Non certo il pubblico che, per fortuna, si dimentica del testo appena uscito da teatro.

Visto il 16-10-2011
al India - sala A di Roma (RM)