Prosa
BEYOND VANJA

Capolavoro di Cechov con sottrazione di personaggi

Capolavoro di Cechov con sottrazione di personaggi

Zio Vanja è un dramma di profonda umanità, ispirato al dissidio tra attività fantastica e pratica, tra il desiderio di liberazione e l'incapacità di compiere il gesto liberatore. Teatro di piccoli gesti, di parole appena accennate, di silenzi eloquenti, teatro di sfumature sottilissime, di poesia dal congegno drammaturgico efficacissimo quanto delicato. Sono infinite le messinscene che si distinguono per una specifica peculiarità, calcando la mano su una delle mille componenti del dramma e lasciandone in ombra altre. Francesco Laschiera col Teatro del Simposio in questa sua coraggiosa fatica sceglie la difficile via di rimuovere fisicamente dalla scena alcuni personaggi, anche importanti -tra tutti la figura cardine del genero di Vanja- mantenendoli presenti solo nell'influenza pressante che questi esercitano sul carattere di chi, in scena, c'è per davvero: Telegin (Alessandro Macchi) zio Vanja e Sonja (benissimo interpretati da Sonia Burgarelli e Ettore di Stasio) ma anche Elena (Giulia Pes) e il dottor Astrov (Matteo Ippolito).
Laschiera cerca il coinvolgimento dello spettatore fin dall'ingesso in sala tra puzzo d'incenso e crepitii di foglie ben secche sotto i piedi. E' autunno e nella particolare cornice rettangolare della sala Cavallerizza, in centro, c'è un tavolo imbandito con melagrane e ogni altro ben di Dio. La stanza è incorniciata da pannelli in vetro a mo' di serra ai cui lati siede in religioso silenzio il pubblico. Il nodo narrativo che poggia sull'interiorità e l'emotività dei personaggi rende funzionali queste vetrate che divengono metaforica gabbia di isolamento ed insieme lente di ingrandimento dell'incomunicabilità e dell'inettitudine alla vita, specie nei momenti di maggiore tensione narrativa. Fuori è appesa un’altalena, su cui ogni tanto qualcuno si rifugia per dare sfogo ai pensieri più intimi: volteggiando liberi nell'aria si sopporta meglio il peso della quotidianità.
Dato che per Cechov il teatro non è un episodio eccezionale ritagliato dalla realtà e trasferito sulla scena, bensì lo svolgersi dell'esistenza quotidiana, in cui pure si inseriscono avvenimenti anche insoliti ma legati e incorniciati sullo sfondo del quadro intero, l'andamento dei fatti strutturalmente può essere paragonato alla narrazione degli avvenimenti che si succedono in certe giornate novembrine, quando si scatena una pioggia battente. L'azione si genera sempre da un antefatto di regolarità ed ecco allora che Serebrjakov e sua moglie intorno al tavolo muoiono dalla noia, in una giornata come tante altre in cui non succede niente; ci sarebbe tanto da fare, vien detto loro, ma non ne hanno la vocazione. In fondo, l’indolenza è il virus che ha contagiato la tenuta che Vanja amministra e non basterà nemmeno la bella Elena e il suo ammaliare gli uomini di casa a cambiare le carte in tavola. Anche la figliastra che la elegge a confidente non riceve sostanziali scossoni al suo grigio torpore.

Benissimo interpretata da un cast molto compatto, Beyond Vanja rivissuto in una provvisorietà contemporanea è uno spettacolo raro che cattura per la vivezza giovanile e senso di attualità, conducendoci dal gioco di una tragedia mai gridata ma che con la sua lievità sensitiva ci tocca nel profondo.
 

Visto il 26-11-2015
al MTM - La Cavallerizza di Milano (MI)