La compagnia marionettistica di Gianni e Cosetta Colla chiude la stagione al teatro della Quattordicesima di Milano con un nuovo spettacolo "Biancaneve", dove l'amore sconfigge il male e tutto finisce con un allegro matrimonio ebraico.
Non è un segreto che il primo lungometraggio nella storia dell'animazione nonché il primo classico Disney "Biancaneve e i sette nani" ha esercitato una grande influenza non solo sullo sviluppo dell'animazione mondiale, ma anche su ogni tentativo di ripresentare questo soggetto sia al cinema, sia sul palcoscenico. Infatti, ogni realizzazione artistica di quest'antica fiaba è destinata a essere paragonata allo storico cartone animato. Alcuni sfruttano con leggerezza le immagini disneyane, altri, al contrario, cercano di scostarsene il più possibile. Ma né uni né gli altri riescono a evitare il raffronto.
D'altra parte, mettere in scena uno spettacolo che, pur ispirandosi alla celebre fiaba, non cada nella banale imitazione non è un compito alla portata di tutti. Ci vogliono sicuramente audacia, fantasia e senso di originalità, le qualità che alla storica compagnia marionettistica di Milano non sono mai mancate. E anche se Marta Ossoli – una new entry della compagnia - per i suoi capelli scuri e la freschezza del viso, rassomiglia decisamente all'amatissima eroina del cartone animato, il suo personaggio è sicuramente autentico e ben lontano dallo stampo disneyano. La sua Biancaneve è buona, paziente, dolce e di certo richiama la simpatia e l'amore, non solo delle spettatrici dell'età superiore ai tre anni, ma anche di tutti i maschietti.
Stefania Mannaccio Colla – che in questo lavoro non solo interpreta la Matrigna, ma si è anche prestata come sceneggiatrice e regista – mostrando il proprio amore per "Biancaneve", è riuscita a attribuire alla rappresentazione molta energia e un forte spirito innovativo. Il suo carisma artistico rappresenta, probabilmente, la metà del successo dello spettacolo. Basta vederla camminare sul palco e sollevare le sopracciglia per capire che abbiamo davanti una cattiva e vanitosa regina.
Lo specchio invece (Alessandro Testa) è sincero e spiritoso. E le sue battute fanno ridere non solo i bambini, ma anche i genitori. Il guardiacaccia (Luca Passeri) è clemente. La strega malvagia (Cosetta Colla) è talmente reale che, quando appare, per un momento in sala cala il silenzio. Il principe (Antonio Mingarelli) è sicuramente bello, come lo vorrebbero vedere tutte le bambine. Non brilla per intelligenza, questo è vero. Ma, oltre al fatto che questa qualità è l'ultima che gli innamorati mettano in conto, chi ha detto che i rampolli delle famiglie reali devono essere per forza dei geni? Degli esempi, lontani, vicini e anche quelli "di casa nostra" li abbiamo tutti sotto gli occhi.
Un cenno particolare meritano senza dubbio i sette nani. In realtà per lo spettacolo ne sono stati realizzati undici. Ma questo fatto al pubblico sfugge completamente, facendo parte dei trucchi del mestiere. Prima che si materializzassero sul palco, qua e là si sentivano in sala delle vocine che si domandavano quando sarebbero apparsi i nani. Erano veramente attesi e la loro allegra combriccola sicuramente non ha deluso nessuno. Creati personalmente da Cosetta Colla con aiuto dell'artista Mariangela Barbetta che ha anche curato le scenografie, sono davvero particolari. Pur non possedendo ognuno il proprio nome – scelta presa per allontanarsi dalla trama del celebre cartone animato – sono delle vere personalità, uno diverso dall'altro. Fa sorridere la loro sorprendente assomiglianza con dei musicisti ebraici, sia come lineamenti sia come corredo. E anche i coinvolgenti accordi della musica klezmer attribuiscono al finale la gioiosa atmosfera di un vero e proprio matrimonio giudaico.
L'ultimo, ma sicuramente non in ordine di importanza, componente dello spettacolo è la musica. La canzone di chiusura è stata scritta appositamente da Lorenzo Tanner Pellegrini, con il quale la compagnia vanta ormai una lunga e fruttuosa collaborazione, e musicata da Enrico Brambilla e Luca Passeri (Guardiacaccia). Mentre la trama stessa viene accompagnata da un vero pot-pourri di diversi brani famosi di musica classica, jazz e rock.
L'unica osservazione che si potrebbe fare è che il secondo atto precipita forse un po' troppo frettolosamente verso la fine. Un altro quadro prima della chiusura l'avrebbe arricchito sicuramente. Per il resto, lo spettacolo è riuscito senz'altro vivo, musicale e gioioso. I bambini saranno sicuramente contenti di rivedere una delle loro fiabe predilette presentata in un modo un po' diverso, ma, come quell'originale, insegna che l'amore sconfigge la perfidia e gli eroi buoni stanno sempre dalla parte del "bene".
(Foto: Antonella Pandini)