Musical e varietà
BILLY ELLIOT - IL MUSICAL

Billy Elliot, passione con il merito di coinvolgere

Billy Elliot, passione con il merito di coinvolgere

«Dentro ognuno di noi c'è un talento che aspetta di venire fuori.  Il segreto è trovarlo»
(Billy Elliot)

È una sfida mettere in scena Billy Elliot, musical cult di Elton John, che debuttò  sui palcoscenici del West End londinese nel 2005, vincendo quattro  Laurence Olivier Awards - il massimo riconoscimento europeo per i musical, per poi approdare a Broadway nel 2008 conquistando dieci Tony Awards - gli Oscar del musical, e dieci Drama Desk Awards. Ispirato all’omonimo e celebre film di Lee Hall, diretto da Stephen Daldry (2000), la stessa coppia che ne ha firmato poi la trasposizione teatrale.
Massimo Romeo Piparo, insieme con il Teatro Sistina,  porta in scena la versione italiana del musical tratto dall’omonimo film, ispirato alla storia vera del ballerino Philip Mosley.

Piparo, che ha curato adattamento e regia della versione italiana, ha affrontato quest’ardua prova, dimostrando serietà, coraggio e passione.

Billy Elliot è la storia di un sogno

Siamo nell'Inghilterra thatcheriana degli anni Ottanta, Billy, orfano di madre, è un ragazzino di 12 anni che vive con la nonna, il padre e il fratello - che sono entrambi minatori. Affidato alla rigida disciplina della noble art, la boxe, scopre però che la sua vera vocazione è un’altra: la danza.
Billy si avvicina casualmente alla danza e comincia a prendere lezioni in segreto, fingendo di continuare a coltivare la boxe. Osteggiato dai pregiudizi della società – siamo nella bigotta Inghilterra thatcheriana – e della famiglia, composta da un padre ed un fratello totalmente assorbiti dalla lotta di classe durante il famoso sciopero dei minatori britannici del 1984/1985 e troppo distratti per ascoltarlo davvero, Billy riesce a trovare il coraggio di inseguire il proprio sogno grazie all'incontro con un'insegnante di danza, Mrs. Wilkinson, che ha fiducia in lui e lo esorterà ad fare ciò che ama e a diventare quello che realmente è: un ballerino. Billy riuscirà a far comprende al padre che cosa significhi per lui danzare e che la danza potrebbe davvero rappresentare la concreta possibilità per un futuro migliore per lui, cosicché il padre lo accompagnerà a Londra per l’audizione presso la Royal Ballet Academy.

Il coraggio è la chiave di questa storia: il coraggio di un ragazzino di che insegue il suo sogno; il coraggio dei minatori che scioperano per una vita migliore, per scongiurare l’imminente chiusura delle miniere; il coraggio di una insegnante di danza che, ridotta a dar lezioni in una squallida palestra di pugilato, sprona Billy a lottare per ciò che ama e lo sostiene, spingendolo ad afferrare la sua occasione di un futuro migliore, lontano da una realtà opprimente che gli impedirebbe di realizzarsi; il coraggio del piccolo Michael, che confessa candidamente la sua diversità e la tenera simpatia nata per Billy.

In scena un cast di 30 talentuosi performer e nel ruolo del protagonista Alessandro Frola, un ragazzino di quattordici anni - con un curriculum da piccola étoile, vanta già esperienze all'American Ballet di New York e al Royal Ballet di Londra - scelto dal regista tra centinaia di candidati giunti alle audizioni da tutta Italia.
Frola è un talentuoso giovane danzatore, con buone doti canore e interpretative, ma che mio avviso manca della grinta e dell’energia che caratterizza il personaggio di Billy Elliot.
Merita una menzione speciale Christian Roberto, che interpreta Michael, l’amico di Billy, un altro piccolo grande talento: l’enfant prodige domina il palco con sicurezza, disinvoltura e naturalezza, sfoderando doti da “consumato” showman  e una simpatia disarmante e travolgente.

Spiccano per bravura e talento Cristina Noci e Sabrina Marciano, rispettivamente la nonna di Billy e Mrs. Wilkinson, l'insegnante di danza.
La Noci interpreta con eleganza e verve la confusa e arzilla nonnina di Billy Elliot, a cui presta il proprio carisma, regalando al pubblico momenti divertenti, ma anche commoventi. Da attrice di grande esperienza e talento, riesce a restituire con sapienza le sfumature del personaggio, rendendolo simpatico e divertente, ma senza scadere nella volgarità gratuita o nella macchietta. La Marciano, il cui nome è legato al Sistina già dai tempi di Pietro Garinei, invece, con le colorate tutine attillate alla Heather Parisi, interpreta in maniera convincente la maestra di danza, che con i suoi metodi alternativi e bruschi scopre e coltiva il talento di Billy. Da segnalare, infine,  Donato Altomare che interpreta con intensità Tony, il fratello di Billy, dimostrando versatilità ed energia.

La scelta registica di Piparo è stata quella di mantenersi molto fedele alla struttura originale, sebbene abbia comunque dato spazio alla sua creatività impiegando alcune soluzioni suggestive, come il gioco degli specchi - momento poetico e fortemente significativo, che sopperisce all’assenza della scena del volo, nel quadro de Il lago dei Cigni, nel celebre passo a due tra Billy e la sua controparte adulta; i pannelli scenografici ruotano e scorrono, la sala è completamente circondata da specchi che riflettono l’anima del protagonista, di cui sono parte sua madre (Elisabetta Tulli) e il ballerino che il ragazzino diventerà e che per ora giace dentro di lui. Inoltre efficace e intelligente l’idea della proiezione dell’ombra danzante di Billy.
I movimenti coreografici sono curati da Roberto Croce, collaboratore storico di Piparo, mentre le coreografie di tip tap invece sono  da Marco Rea.

Purtroppo dal punto di vista coreografico lo spettacolo non rende giustizia alla versione originale, i movimenti sono poco efficaci e d’impatto, per esempio in Angry Dance di Billy, manca la rabbia e l’energia dirompente richiesti dal pezzo e suggeriti dal momento narrativo.
Electricity, invece, uno dei pezzi cult dello spettacolo, emoziona e coinvolge, mettendo in risalto le eccezionali qualità del protagonista. Le scene firmate da Teresa Caruso ricreano efficacemente gli ambienti degradati dei sobborghi abitati dai minatori  scioperanti nell’Inghilterra degli anni Ottanta. La Caruso utilizza l’idea dell’impianto scenografico dello spettacolo originale – una scenografia di base che si trasforma con l’aggiunta o la sottrazione di pochi elementi e che permette di passare così anche dagli interni agli esterni senza interruzioni.
Di fondamentale importanza il disegno luci di Umile Vainieri, che segue il respiro della drammaturgia testuale, creando momenti di commuovente bellezza e di forte emozione.

Purtroppo nel momento in cui si “mette mano” ai testi dei brani delle canzoni in inglese, traducendoli e tentando di restituirne il significato e il mood originale, il risultato non è sempre efficace e si creano momenti in cui le traduzioni risultano essere forzate e a tratti stridenti.

Billy Elliot di Piparo è un coraggioso e appassionato esperimento – di qualità e tutto sommato riuscito - di portare sulla scena italiana un musical celebre e complesso: un lavoro che ha il merito di toccare e coinvolgere il pubblico, con il limite di tentare di “italianizzarsi”, utilizzando riferimenti all’attualità nostrana.
 

Visto il 29-10-2015
al EuropAuditorium di Bologna (BO)