Billy Elliot, il ballerino che con la sua storia – una tra le più emozionanti del cinema – fa sognare generazioni di giovani talenti, è diventato nel 2005 un musical, impreziosito dalle pluripremiate musiche di Elton John e – ancora per pochi mesi - è in scena al Victoria Palace Theatre di Londra.
Il sogno si avvera
Dal maggio scorso, il sogno si è avverato anche in Italia: Massimo Romeo Piparo ha adattato e diretto la versione italiana del musical. E ha fatto di nuovo centro, con uno spettacolo che diverte, sorprende ed emoziona il pubblico; soprattutto nei momenti in cui Billy è in scena con la mamma defunta (Elisabetta Tulli) e legge, cantando, una sua lettera.
Il giovane Billy Elliot italiano, è il quattordicenne Alessandro Frola: un autentico talento della danza, con un curriculum da piccola étoile, ma ancora piuttosto “acerbo” nel canto e a livello di presenza scenica. Paradossalmente, sono più emozionanti le sue performance nelle scene “corali”, mentre la sua esibizione in Electricity, una delle canzoni che ha reso il musical conosciuto a livello mondiale, è sicuramente apprezzata, ma risulta ancora troppo incerta.
Il discorso cambia quando il protagonista è in scena con uno degli altri giovani interpreti del musical: Christian Roberto, che interpreta Michael, l’amico del cuore di Billy. La scena in cui insieme cantano, ballano a ritmo di tip tap e “vestono” il brano Dai, fallo per te! provoca un’ovazione infinita. Diversamente dal protagonista, il giovane Christian, anche lui quattordicenne, mostra una predisposizione (assolutamente da coltivare) a essere un “animale da palcoscenico”.
Un cast “nato per ballare”
Il cast è formato da interpreti strepitosi come Sabrina Marciano, che padroneggia impeccabilmente il ruolo della maestra di danza, Mrs. Wilkinson, con sorprendenti richiami allo stile coreografico televisivo degli anni Ottanta e Novanta nel brano Star; Donato Altomare, apprezzato in una “infervorata” interpretazione di Tony, il fratello di Billy; Jacopo Pelliccia, che, nel ruolo dell’allenatore di pugilato, trova il giusto equilibrio interpretativo nell’interagire con i giovani interpreti; Maurizio Semeraro raccoglie un tripudio di consensi quando, durante il brano Nati per ballare, si “trasforma” da svogliato e corpulento pianista in scattante ballerino provetto.
Un padre severo e una nonna "sprint"
Infine, due attori completi, conosciuti anche per la loro intensa attività di doppiaggio, risultano mettersi totalmente “a disposizione” di questo notevole cast, con risultati pregevoli: Luca Biagini, nei panni del padre di Billy, e Cristina Noci, in quelli della nonna.
Lui, assolutamente convincente e sicuro nella parte del padre severo, ma che sogna di poter dare un futuro migliore al proprio figlio, si spende con professionalità anche nelle scene corali e dimostra la sua dimestichezza anche col canto nell’interpretazione di due brani molto commoventi.
Lei non ha niente da invidiare alle interpreti londinesi di questo ruolo, una nonna svampita, ma molto energica – e dal linguaggio piuttosto colorito – che non manca di attirare su di sé la simpatia del pubblico, fin dal suo primo ingresso in scena.
Un allestimento dal respiro internazionale, i cui punti deboli sono la durata (due ore e 45’ senza intervallo, esattamente quanto la versione originale a Londra; un tempo non sempre sopportabile per le famiglie italiane) e un adattamento non del tutto appropriato dal punto di vista del registro linguistico adottato; ancora troppe le “parolacce” a cui i numerosi bambini in sala sono esposti.