Si rimane sempre discretamente scettici di fronte a rielaborazioni in chiave metateatrale dei classici, dato che nella maggior parte dei casi queste non nascono da una reale esigenza interpretativa ma dall’impossibilità -quando non incapacità- da parte delle compagnie di allestire il testo in modo rigoroso così come è stato scritto.
Questo discorso non vale assolutamente per la Bisbetica domata messa alla prova che ha debuttato all’Estate Teatrale Veronese con la valida regia di Cristina Pezzoli coadiuvata dalla solida e intrigante drammaturgia di Stefania Bertola.
In questo caso l’idea di rappresentare il progressivo montaggio della commedia shakespeariana attraverso le prove di una compagnia ritrovatasi senza un regista e con la protagonista costretta al ruolo di capocomico è stata gestita con grande intelligenza ed efficacia.
Al testo originale, rappresentato in maniera “creativamente fedele” vengono intervallati momenti di confronto tra gli attori che o servono ad approfondire lo studio del copione o aiutano a comprendere meglio la psicologia dell’interprete/personaggio. Non a caso infatti gli attori nella finzione hanno lo stesso nome del personaggio shakespeariano che interpretano ed in parte ne incarnano le caratteristiche.
Incontriamo così una Caterina (Nancy Brilli) primadonna, spavalda, dapprima arrogante con i colleghi ma poi via via sempre più umana; un Petruccio (Matteo Cremon) istrionico e guascone; una Bianca (Brenda Lodigiani) avvenente ma superficiale, che i copioni non li conosce perché “legge solo le sue battute”; un Lucenzio (Stefano Annoni) tipico “attor giovane” vittima dei propri entusiasmi e insicurezze; un Tranio (Dario Merlini) intellettualoide sempre alla ricerca della chiave di lettura più originale; un Gremio (Federico Pacifici) disincantato attore di lungo corso; un Grumio (Igi Gianluigi Meggiorin) malinconico eterno comprimario, custode della tradizione ed impermeabile al nuovo; e un Ortensio (Gennaro di Biase) istrionico e caricaturale.
Insieme a questi incontriamo la sarta di Valentina Martinelli e il produttore Dr. Jolly (Valerio Santoro) costretto, per non sforare il budget, a ricoprire tutti i ruoli secondari.
All’interno di un scenografia tutto sommato semplice, firmata da Giacomo Andrico (che si limita ai tradizionali cassoni usati in teatro, a qualche arredo scenico e a ingombranti pannelli che brechtianamente indicano il luogo d’azione) si svolgono le prove che dovranno portare alla rappresentazione di questa sofferta Bisbetica.
Interessante il lavoro di drammaturgia che spesso alle scene di Shakespeare antepone degli spaccati di vita teatrale che aiutano interpreti e pubblico ad entrare nel clima della sequenza che poi si dovrà recitare, come in una sorta di improvvisazione preliminare. Azzeccatissima ad esempio la scena in cui Beatrice entra trascinando Bianca al guinzaglio (come previsto da shakespeare) nella quale si resta con il dubbio che il litigio non avvenga tra i due personaggi ma tra la protagonista e la comprimaria, accusata dalla prima di essere troppo sciatta nella preparazione.
Altre scene dovrebbero invece aiutare a chiarire al pubblico alcuni passaggi del testo da sempre discussi, come ad esempio il prologo legato alla figura dell’ubriacone Sly. Va detto che non tutte riescono perfettamente, ad esempio l’equivoco dei due padri di Lucenzio (il vero e il pedante) risulta non chiarissimo per chi non conosca già il testo, ed anche il temuto ed anacronistico monologo finale di Caterina viene a mio avviso risolto solo a metà. Ma si tratta di peccati veniali all’interno di un lavoro ottimamente condotto e molto ben recitato, che non smette mai di coinvolgere il pubblico.
Pubblico che quasi esauriva il Teatro Romano e che non ha lesinato applausi convinti al termine della rappresentazione.
Prosa
BISBETICA
Intrigante Bisbetica
Visto il
26-07-2015
al
Romano
di Verona
(VR)