Dopo apparizioni rare che rientrano nell'aura non del personaggio, ma proprio della persona, fra cui ricordiamo la partecipazione a febbraio di quest'anno come House band a Parla con me, Bobo Rondelli passa con il suo caratteristico esserci quasi per caso anche a Napoli, e porta alla Sala Teatro Ichos il suo modo di permettersi incursioni sottili e poetiche come sentimenti quotidiani, ed insieme risolute ed efficaci come colpi allo stomaco di una violenza gratuita quando insita nell'animo umano.
L'ultimo disco di Bobo è uno spazio nel quale convivono Gianni Rodari con il suo cielo - simbolo di universalità - e l'urto senza danni fra un'atmosfera di rarefatto e puro amore quotidiano, con uno sguardo finale, maschile ed inevitabile che si posa su un fondoschiena adocchiato per strada.
“C'è più poesia nel buongiorno di un barista che in tutto il resto, perchè la mattina comincia con un buon caffè e con il senso che gli si da”: così Rondelli fa poesia, toccando quegli aspetti delle persone che non raccontano sé stesse soprattutto per pudore, e paragonandosi ad uno “un po' malato di mente, che però in una società malata di mente diventa quello sano, e si racconta anziché andare dallo psicanalista, non risolverà niente a nessuno ma come in un grande lavoro terapeutico, trova la sua luce”.
È un po' come affrontarsi su quel terreno innato ed a volte insormontabile del proprio rapporto con l'infanzia, dove “non si beveva, ma si era ubriachi lo stesso”. La politica in questo spazio resta un po' in penombra, se si pensa a quella di cui si parla oggi, mentre vi entra a gran voce quell'altra, “quella vera, quella che fa chi non arriva a fine mese, chi sente il bisogno del senso di compassione e di condivisione, perchè quando uno sta bene è bene che si regali...”
A fare della serata un momento raro, non è solo la bellissima sequenza di nove tracce nuove e delle altre che ricordano i tempi dell'Ottavo Padiglione (“Ho picchiato la testa”) e dei
Disperati, Intellettuali, Ubriaconi con Riondino e Bollani (“Quando non ci sei”, “Gigiballa”): ha un senso anche il trovar si nella Sala Teatro Ichos, in un quartiere come San Giovanni a Teduccio.È come una riuscita interpretazione materiale di sociologia della musica che può far sentire sulla pelle l'unione fra il dentro ed il fuori del Teatro, fra le parole ascoltate ed il circostante delle periferie nelle quali certamente hanno un senso estremamente pieno, suonano adeguate, sembra che siano state scritte in una delle strade intorno.
È un senso ormai perso, ed è bene che qualcuno ancora possa trasmettercelo.
Ci pensa un cantautore, uno fra i pochi che possono chiamarsi ancora così, capace di farci sentire cosa doveva significare, ad esempio, una trentina di anni fa seguire le mosse di una generazione di artisti uniti da questo appellativo.
In Italia questa categoria si formò in diverse scuole, e forse la loro specificità non stava tanto nel riferimento ad una caratteristica poetica, di linguaggio o concettuale, quanto piuttosto nel riferimento territoriale, alla città di nascita o di adozione dei cantautori, probabilmente solo per facilità e/o spontaneità di aggregazione.
È stato così che ci si è riferiti via via alla scuola genovese, a quella romana, napoletana, bolognese e milanese, ed in questo caso, per trovare un solco su cui ha camminato Bobo, dobbiamo scoprire un po' il lato della sua livornesità, quella che fu anche di Piero Ciampi, per intenderci.
Un po', ma non troppo.
Non troppo perchè anche se di tratti comuni non si fatica a trovarne, soprattutto per l'ironia pervasiva presente sia nella narrazione musicale che nel gioco spontaneo con il pubblico, Bobo Rondelli possiede una sua specificità i cui riferimenti spaziano dai suoi stessi richiami a Johnny Cash, al Lou Reed di Perfect day come al Tom Waits di I don't want to grow up ed appunto a Ciampi, il tutto restando a metà fra il cantautore ed il cantastorie, e soprattutto permettendosi qualcosa di raro, per le sue atmosfere semplici ed insieme sofisticate: l'essenza, quella fatta di una voce, una chitarra ed una tastiera.
Serve poco, quando si hanno idee.