Premessa: la versione italiana della trasposizione teatrale del film cult del 1992 The Bodyguard – Guardia del corpo, in scena solo a Milano, non è priva di difetti, ma si avvicina parecchio a certi standard da Oscar, anche solo per alcuni elementi del copione (la protagonista, Rachel Marron, che si trova all’apice della sua carriera e viene premiata con la statuetta per la migliore canzone originale, ndr.). Ma, soprattutto, per l’allestimento, una produzione realizzata da un consorzio di produttori che rappresentano il gotha dell’imprenditorialità nel campo dell’entertainment italiano, capeggiati da Wizard Productions: i due milioni di euro investiti questa volta ci sono tutti e vengono orgogliosamente mostrati.
Effetti speciali e tecnologia all'avanguardia
Gabriele Moreschi e Valerio Tiberi hanno realizzato un impianto scenico e un disegno luci degni di un concerto rock anni Novanta, ma non solo: fiamme vere, colpi di pistola, tecnologia laser all’avanguardia (utilizzata anche da Arturo Brachetti nei suoi più recenti show, ndr.), botole e sistemi di volo, fumo, effetti speciali, un palco in pendenza e una pedana mobile che ricorda tantissimo la scena finale di Cats, sopra la quale la protagonista italiana dello show, Karima, interpreta il tema principale del film, I Will Always Love You, resa celebre da Whitney Houston.
Cambi scena dinamici mostrano uno spaccato della vita quotidiana di una diva che ha bisogno di essere amata e i tormenti personali e professionali di Frank Farmer (Ettore Bassi), ex-agente della Cia, ingaggiato come guardia del corpo per proteggere la rockstar da un pericoloso stalker (l’inquietante quanto prestante Daniele Balconi).
Energia, colore e gusto dell'eccesso
Le coreografie di Bill Goodson sprigionano energia, però tendono all’eccesso (durante la scena di apertura, Queen of the Night, soprattutto la componente maschile del corpo di ballo esibisce in maniera anche troppo ostentata la propria prestanza fisica, ndr.).
I costumi di Marco Biesta e Marica D’Angelo esprimono invece un equilibrio (quasi) perfetto di eleganza e sobrietà; con l’unica eccezione dell’immenso abito nel quale Karima viene letteralmente “immersa” durante l’esibizione di Rachel alla serata degli Oscar (One Moment in Time): un vestito che “riempie” quasi tutto il proscenio in larghezza e sul quale non si sprecano sorprendenti giochi di luce.
Whitney e Kevin, un'eredità ingombrante
Karima indossa i panni – a volte seriamente ingombranti - che al cinema furono di Whitney Houston, senza infamia e senza lode, ma con un’apprezzabile dose di impegno e umiltà. Dimostra di conoscere e padroneggiare con competenza il repertorio e il sound dell’artista scomparsa tragicamente nel 2012. La sua prova d’attrice, però, mette in evidenza quanto non sia ancora in grado di trasferire, dal palco alla platea, i tormenti di una diva; cosa che invece riesce già meglio - attraverso un concentrato di burbera ironia, non ancora completamente messo a punto - a Ettore Bassi: le insicurezze della guardia del corpo Frank Farmer emergono nelle scene con il piccolo Fletcher (Luca Fabbri), esprimendo lo stretto rapporto con la madre, morta da poco e i rimpianti per gli errori commessi in passato. Bassi si cimenta anche con un “recitar cantando” di I Will Always Love You (versione di Dolly Parton). E il pubblico lo premia con applausi scroscianti.
Il resto del cast
Accanto a Bassi, nel piccolo, ma ben sostenuto ruolo del poliziotto che aiuta Frank a rintracciare lo stalker, ritorna ancora una volta sul palcoscenico Mirko Ranù. Gli apprezzamenti del pubblico non si sprecano neppure per Loredana Fadda, nel ruolo di Nicky Marron, sorella di Rachel. Quest’ultima si esibisce con Karima in una struggente interpretazione di Run to You, nella quale entrambe si dimostrano impareggiabili, ma Loredana aveva già dato prova della propria tessitura vocale nel brano Saving All My Love, eseguito magistralmente, tuttavia poco funzionale come controscena. Completano il cast Piero Di Blasio, che catalizza la divertita reazione del pubblico in ogni momento che trascorre in scena, nel ruolo dell’irriverente e irritante Sy Spector, ufficio stampa di Rachel; un veterano di importanti produzioni di musical realizzate in Italia come Russell Russell (Bill Devaney) e Fabrizio Corucci (l'imponente Tony Scibelli, capo della sicurezza di Rachel).
Uno spettacolo che vale la pena vedere e (eventualmente) rivedere. E per i prossimi due mesi e mezzo le occasioni non mancheranno.