"Non crederete ai vostri occhi" è uno slogan che ha perso significato, tanto è stato abusato. Eppure è il caso di rispolverarlo, perché è quello che realmente succede quando si assiste a uno spettacolo come questo. Ci sarà pure un motivo se Arturo Brachetti è uno dei nostri artisti più noti nel mondo e se è entrato nel Guinness dei Primati per le sue capacità di trasformista.
Il titolo, Ciak! Si gira, anticipa il tema della performance, vale a dire un grande omaggio del teatro al cinema, ed è difficile concepire un altro modo migliore per farlo su un palcoscenico. Brachetti racconta il suo amore per i film sin dai tempi dell'infanzia e lo fa con nostalgia e umorismo, interagendo con il pubblico delle prime file e con i bambini in sala. Questi rappresentano solo brevi intermezzi tra i vari siparietti in cui il genio interpreta decine di personaggi, senza temere che siano maschi o femmine, umani o animali o mostri. Se restano più impressi i suoi fulminei cambi di costume - già dalle prime scene, con classici per ragazzi come Zorro, l'Uomo Ragno e Crudelia De Mon - non si devono sottovalutare l'uso che fa delle ombre cinesi, né soprattutto degli oltre venti caratteri che riesce a evocare con il solo uso di un particolare "cappello" che, nelle sue mani, si modella con una facilità e un'efficacia difficile da rendere per iscritto.
Per l'occasione viene recuperato anche il suo precedente tributo a Federico Fellini, ma è superfluo anticipare tutti i momenti previsti dalla scaletta.
La girandola di costumi è rinforzata da una scenografia altrettanto mutevole e viva, degna di un teatro stabile, da effetti speciali di raro riscontro e da un uso ineccepibile di luci e suoni. Tutto questo non sarebbe possibile senza l'apporto degli anonimi e invisibili assistenti del maestro.
Un'avvertenza per i genitori più premurosi: Arturo Brachetti si lascia "prendere la mano", per sua stessa ammissione, e potreste ritrovarvi in imbarazzo per alcune battute a sfondo sessuale o durante l'inquietante ed efferato siparietto dedicato al cinema horror.
Eppure, è quel genere di spettacolo a cui tutti dovrebbero assistere almeno una volta nella vita, alla stregua di un pellegrinaggio prescritto dalla legge.