Con Brava! Anna Mazzamauro compie un omaggio alla figura dell'attore, dell'attrice, di rara eleganza e di sorprendente umiltà, per un mestiere che sa fare davvero bene.
Eleganza per l'ampio respiro delle forme di spettacolo proposte, umiltà perchè Anna non strafà, non esagera, non si autoincensa, anzi cerca sempre di ridimensionarsi con un'autoironia intelligente e umanissima.
Un'altra al suo posto avrebbe incentrato lo spettacolo sulla carriera, sui successi, chiedendo un riconoscimento per la fama conquistata, il consenso già ottenuto.
Invece Anna Mazzamauro si mette ancora in gioco e recita canta e balla (poco), circondata da sei-ballerini-sei (Vincenzo Battista, Leonardo Bonfitto, Gianluca Conversano, CLaudio Daniele, Gianmarco Gallo, Federico Patrizi), giovani, bravi e belli, sfoggiandoli in ognuna delle loro qualità, bellezza compresa (come quando ne fa danzare due vestiti solo di un sexy slip nero) ai quali lascia spazio come poche altre farebbero.
Anna non è infatti una primadonna, ma, molto più umanamente, una donna, non legata ai canoni di una bellezza standardizzata (la bruttezza, dice, a differenza della bellezza non passa mai) con la quale gioca disinvoltamente perchè in realtà brutta non lo è affatto (Salce, per il primo film su Fantozzi - ci racconta - la voleva come moglie del ragioniere, ma ti ricordavo più brutta le disse). Anna ha, casomai, la "bruttezza" della donna indipendente, quella donna cioè non sottomessa al maschio (l'unico per il quale quei canoni di bellezza che lei non ha, hanno senso e importanza) e una donna che non vive per l'uomo fa paura e diventa dunque brutta.
La scena (splendida, di Gabriele Moreschi) è costituita da sei specchi mobili (quattro dei quali, opportunamente ruotati, fungono da armadi che contengono alcuni dei tantissimi costumi che Anna indosserà durante lo spettacolo) che, opportunamente manovrati dai sei ballerini, ridisegnano di continuo lo spazio altrimenti vuoto (ad esclusione delle cinque lettere del titolo dello spettacolo più il punto esclamativo che fungono da intelaiature sulle quali sono montate, come si usava una volta, tante lampadine, e alle luci di ribalta) dando allo spettacolo una fluidità e una varietà di esecuzione notevoli.
Davanti gli specchi i ballerini danzano, dietro gli specchi Anna si cambia (con l'ausilio di una costumista/personaggio, che invocherà più volte per uscire di scena) mentre personaggi e situazioni cambiano di continuo.
Dalla signorina Silvani a Pulcinella (costretto ad una tragica dieta come le nostre coraggiose signore) dall'avanspettacolo del dopoguerra (e Anna scende in platea commentando con sfrontatezza le caratteristiche fisiche di alcuni spettatori) a Mademoiselle Floria e al fine dicitore (che recita Il Passero Ferito di Natale Polci comunemente attribuita a Trilussa) dalla divina Wanda Osiris (che gareggia con Ginger Rogers) ad Anna Magnani nell’ultima, disperata telefonata a Roberto Rossellini che l’aveva abbandonata per Ingrid Bergmann (in una rielaborazione de La voce umana di Cocteau) Anna Mazzamauro si cimenta con diversi registri, stili e forme di comicità, di intrattenimento e di arte drammatica (la telefonata di Nannarella è uno dei momenti più intensi dello spettacolo e la sala, fino ad allora rumoreggiante per i continui applausi e le risate, si zittisce fino a trattener quasi il fiato) regalando agli spettatori un'ora e mezza intensa e ininterrotta di spettacolo, durante i quali Anna è sostenuta dai sei ballerini che sottolineano ogni registro stilistico. Non è solo l'attrice infatti a seguire un vorticoso cambio d'abito ma anche i sei-ballerini-sei cambiano spesso costume (anch'essi splendidi di Graziella Pera) comparendo in scena anche vestiti da ballerine brasilianeggianti quando Anna (in un abito che le evidenzia due imponentissimi e fintissimi seni) indulge in battute sulle trans, forse politicamente scorrette (com'era d'altronde il varietà di una volta) coniugando al maschile il sostantivo trans (mentre il sostantivo concorda nel genere con il sesso di approdo, non con quello di partenza) ma è solo per poter fare la battuta un trans chiamato desiderio (che al femminile perdeva di senso) anche se nel testo di presentazione Anna confonde le trans (uomini che transitano verso il sesso femminile nella vita) con le drag queen (uomini che si vestono da donna per fare spettacolo).
Eppure in tutto lo spettacolo aleggia un non celato né ostentato erotismo per il corpo dei ballerini, declinato anche
in chiave omoerotica il cui primo collegamento è alla tradizione della rivista (i boys di cui si circondava negli anni trenta Wanda Osiris), ma che si impone anche nel suo aspetto contemporaneo come possibilità affettiva: così quando Anna canta In cerca di te (lanciata da Nella Colombo) i ragazzi si muovono in scena guardandosi e scegliendosi, anche, come possibili amanti. Una felice intuizione che, capovolgendo il luogo comune che vuole i ballerini gay, esalta le fattezze virili dei si ragazzi proponendoli come oggetto di desiderio allo sguardo del pubblico femminile ma anche maschile.
Uno spettacolo completo dove nulla è lasciato a caso e dove la precisione dell'esecuzione anche nei suoi più minuti particolari è totale e di alto respiro, dove le coreografie sono tali, il canto anche e dove le musiche (forse un po' troppo digitali secondo il costume odierno) sanno riprendere temi famosi della nostra rivista e dei suoi omaggi cinematografici (uno fra tutti Polvere di stelle) senza però che lo spettacolo si tinga di nostalgia per un tempo che non c'è più perchè Anna Mazzamauro porta in scena forme teatrali e stili del passato con un gusto e una sensibilità contemporanei (e già solo per questo bisognerebbe gridarle brava) continuando a mettersi in gioco come attrice senza campare di rendita come molte farebbero al suo posto perchè nel ripercorrere a grandi linee la sua carriera lo fa con l'occhio critico di oggi e non con quello nostalgico di ieri.
Comico
BRAVA!
Anna Mazzamauro <i>brava</i> per davvero!
Visto il
31-01-2012
al
Ghione
di Roma
(RM)