Prosa
BRUCIA

Lo spettacolo è ispirato a un…

Lo spettacolo è ispirato a un…
Lo spettacolo è ispirato a un fatto realmente accaduto. Un'attrice e il suo fidanzato hanno dato fuoco al teatro Fara Nume di Ostia il 7 dicembre del 2007, dove andava in scena lo spettacolo da lei interpretato... "Ispirato" non vuol dire che il testo scritto sia una banale drammatizzazione del fatto di cronaca, ma un'intelligente e felicemente riuscita ricerca drammaturgica compiuta dalla compagnia Isola Teatro di Marta Gilmore che firma la regia dello spettacolo. Quattro personaggi in scena. Due giovanissimi fidanzati e una prostituta rumena e un suo cliente. Le due coppie si alternano sulla scena, in uno spazio vuoto (un circolo di legno sul pavimento, una sedia) sviluppando le loro storie senza mai interagire l'una con l'altra. I fidanzati vivono da poco insieme e progettano i cambiamenti da apportare alla casa. Lei (Pamela Sabatini, magnificamente in parte) precisa, simpatica-romana-naïf, maestra d'asilo, lui (Beniamino Marcone, dolce, tenero, e dunque ancora più mostruoso) classico bravo ragazzo, commesso di un supermercato. Lui sogna di aprire un bar, lei si iscrive a un laboratorio teatrale. E' la fine. Lui si ingelosisce, e quando le prove dello spettacolo la tengono lontana da casa, lui prima la rinchiude in una stanza, poi la picchia e la violenta. Lei, pur di non perderlo, rinuncia al teatro, e per dimostrarsi pentita gli propone di dare fuoco all'edificio. L'altra è la classica coppia occasionale del sesso mercenario. Lui (Armando Iovino, splendidamente glaciale) non riesce a farlo in macchina e la porta in un posto: un teatro, dove fa il custode, anche se millanta di essere il factotum del luogo. Lei (Laura Riccioli una ragazzona altissima e tenera) non batte ciglio quando lui non vuole farsi toccare o non riesce a fare l'amore o vuole chiamarla Patrizia. Lei, che in Romania faceva la cantante, gli dedica una canzone poi lui la fa mettere bocconi, con la testa dentro un sacco. Solo così riesce a eccitarsi e a raggiungere l'orgasmo, da solo. Eppure, dopo, i due trovano ancora modo di parlare mentre sul luogo sopraggiungono i due incendiari... Lo spettacolo finisce come è iniziato con la fidanzata che accusa di non vederci più e il fidanzato le soffia via la cenere dagli occhi. Questo plot narrativo (banalizzato dal nostro riassunto) è sviluppato su due costanti, due coordinate: la cenere che è davvero il quinto personaggio della pièce, impiegata da entrambe le coppie per disegnare qualsiasi elemento scenografico, dai divani alla tv, dal teatro ai vestiti (e quando la ragazza rumena indossa gli abiti di scena si ricopre il corpo di questa polvere grigia...). L'altra costante è la violenza, sopita ma pronta ad esplodere, dei maschi di ogni coppia, i quali, per vie diverse, sottomettono la donna così completamente da renderla, simbolicamente, cadavere. Non sappiamo chi sia la Patrizia cui si riferisce il custode, se una sua vittima passata o una vittima immaginaria, ma solo di fronte al corpo della prostituta messo in posa come cadavere l'uomo si eccita. Non c'è prevaricazione, lei è consenziente ma non c'è certamente comunione d'animo, contatto umano. Una violenza simbolica ma non per questo meno aggressiva. Il fidanzato invece considera la fidanzata di sua proprietà a tal punto che quando questa si allontana frequentando un laboratorio teatrale, lui, per riaffermare il suo primato su di lei la sequestra, la picchia, ne abusa sessualmente, la trascina per terra tirandola per i piedi. Questo doppio binario, questo alternarsi di coppie e situazioni è solo uno dei doppi che danno forma alla pièce, tutti segni evidenti del discorso (meta)teatrale che lo spettacolo affronta mentre ragiona sulle persone. Un doppio come quello tra realtà e finzione del teatro, tra attore e personaggio, tra scenografie a ambienti reali del racconto. La coppia di giovani brucia il teatro concretamente, è da quell'incendio che proviene la cenere che pervade la scena, come se l'incendio fosse già avvenuto, e infatti lo spettacolo inizia dalla fine, con la fidanzata che si lamenta di non vedere più e lui le soffia via la cenere dagli occhi. Il racconto a fatti avvenuti ha qualcosa del rito più che dell'analessi. Il rito di un racconto che al contempo è concreto e simbolico, come accade sempre a teatro. Mentre della coppia custode-prostituta scopriremo alla fine essere due personaggi della pièce in cui recita la fidanzata (lo intuiamo quando la ragazza, prima di spargere la benzina, mette via i vestiti della prostituta). La cenere funge da correlativo oggettivo essendo impiegata sia nella sua concretezza di elemento che sporca e invade la scena e gli attori, sia come elemento scenico, che di volta in volta diventa qualcosa di diverso non solo perchè a teatro qualunque oggetto può essere diventare qualcosa d'altro ma anche perchè quella cenere era un divano o un'altra scena prima che venissero bruciati. Significato e significante si con-fondono in un suggestivo ed elegante doppio rimando, concreto, simbolico, proprio come il Teatro. Questo gioco metalinguistico però non è mai fine a se stesso, ma il riflesso di un articolato ragionamento sugli uomini e le donne. Ognuno è chiuso in un individualismo misero e triste, che cerca di riscattare con velleità di diversa caratura, dai nuovi arredi della casa dei giovani fidanzanti, come elemento di felicità (ed ecco che la cenere assume ancora un significato diverso, la vacuità, l'inconsistenza di un oggetto d'arredo che, da solo, non fa famiglia), alla ricerca di una soddisfazione sessuale che trova solo con una prostituta, alla quale può chiedere di recitare un ruolo. Incapaci di essere autentici ci aggrappiamo ai ruoli più comuni dai quali cerchiamo inutilmente un segno della nostra originalità. Brucia colpisce però non solamente per il testo e le sue implicazioni ma anche per la messa in scena che non è mai solamente mentale, di parola, gli attori sono in scena con tutto il corpo che diventa personaggio esso stesso nella sua performatività. Così, nella scena della violenza, quando il fidanzato trascina la ragazza per i piedi, lei, svenuta, con le braccia porta con sé anche la sedia; ancora lei sollevata sulla schiena di lui si sporge sul tetto per installare l'antenna del nuovo televisore (sempre nel gioco di simulazione degli ambienti della casa con l'ausilio della cenere), infine sempre lei sale in piedi sulla sedia tenuta dal ragazzo all'altezza della vita. L'altra coppia siede invece sullo schienale della stessa sedia e lì mimano l'atto sessuale come la sedia fosse l'automobile del custode. Merito anche di una regia che si impone non solo per il modo di disporre una luce o di far cantare una canzone (lo spettacolo è sorprendentemente privo di musiche, la prostituta Patrizia canta una canzone di Gianna Nannini senza base, a cappella, solo durante l'uscita finale per gli applausi sentiamo la canzone originale) ma perchè ha impiegato gli attori come corpi performativi durante tutta la costruzione dello spettacolo. Brucia è uno spettacolo vivo e intenso, esemplare nel modo che ha di intendere e praticare il teatro, degna conclusione dell'interessante rassegna Mutamenti proposta dal Teatro Arvalia. Isola Teatro è una compagnia da seguire in tutte le sue produzioni. Per chi vuole i prossimi 5 e 6 maggio al Teatro l'Orangerie Isola Teatro sarà in scena con la pièce Strada Ferrata. Un'occasione da non perdere. Roma, Teatro Arvalia, 23 Aprile 2009
Visto il
al Arvalia di Roma (RM)