Danza
BYE BYE

Bye bye: a Biennale Teatro la vitalità come antidoto alla censura

Bye bye: a Biennale Teatro la vitalità come antidoto alla censura

Nella sua giornata di apertura la Biennale Teatro premia con il Leone d’Oro alla carriera il musicista e sound designer Franco Visioli, mentre il Leone d’Argento viene assegnato al pedagogo, regista e coreografo Alessio Maria Romano. Nelle intenzioni del direttore Antonio Latella la volontà, dunque, di riconoscere il lavoro di artisti che al teatro danno tantissimo, ma che spesso restano in seconda linea.

Bye Bye

Così il tema dell’edizione 2020, la censura, è al centro della riflessione e della performance presentata proprio da Alessio Maria Romano e dai suoi cinque performer, che in scena danno vita a una vera e propria drammaturgia dei corpi. Novanta minuti intensissimi scanditi in dieci capitoli nei quali l’Io, presente nei titoli di ognuno di essi, si dilata nella collettività (Io- tutti) o trova rifugio nell’intimità più profonda (Io sarei), diventa intenzione (Io voglio) o movimento (Io vengo) fino a farsi meraviglia (Io strabilierò). 

Alessio Maria Romano


Puntellati dalle note e dalle parole di Bye Bye Blackbird, che uno dei performer ripete in una sorta di loop poetico e al tempo stesso quasi asfissiante, sin dall’ingresso degli spettatori in sala, i movimenti disegnano geometrie serratissime e di una precisione millimetrica, che si sfaldano poi in asincronie, restando abbozzati o, meglio, perdendo la loro originaria spinta. L’élan vitale, insomma, sembra non arrivare più a compimento.

Creazione collettiva

Si presenta proprio così Bye Bye, che si avvale della collaborazione alla drammaturgia di Linda Dalisi, come un collage di frammenti cuciti insieme, sottratti alla loro singolarità e spinti nel fluire ritmico della vita stessa. Ogni frammento è in fondo nient’altro che una possibilità, alla quale viene però negata ogni compiutezza e/o completezza. Perché, come recita la frase di Bruce Lenny a più riprese citata da uno dei performer, 'la verità è ciò che è, quello che dovrebbe essere è solo una terribile bugia'


Dunque, gli atti rischiano di rimanere incompiuti, come anche tutti quei libri, dischi, opere che una censura senza logica ha condannato, per l’appunto, all’incompletezza. 

In scena Ornella Balestra, Filippo Porro, Andrea Rizzo, Valerie Tameu e Isacco Venturini riescono a passare con generosa abilità da orchestrazioni perfettamente simmetriche a movimenti scollati che sembrano non rispettare più alcuna unità d’intenti, fino ad arrivare alla deflagrazione del movimento stesso, nelle ultime battute dello spettacolo, in una sorta di balletto insulso e scomposto, come quello di certi giullari a servizio di scaltri burattinai di turno.

Visto il 14-09-2020
al Alle Tese di Venezia (VE)