Ogni volta come la prima. L'incontro con la Callas non può lasciare indifferenti. Donna folgorante, folle e violenta, la Divina incanta sempre.
E anche ripercorrerne la vita e il mito, attraverso tutta la sua intensità, è una travolgente emozione. L'ascolto è invasivo, assoluto.
Questa è la Maria Callas (una tragedia da camera) di Gildas Sansebastiano.
Una Callas che sale in scena in mezzo al suo pubblico, dea e terrena allo stesso tempo. Anziana, non più seducente, si rivolge al suo pubblico, a cui chiede ascolto incondizionato. Vuole difendere la sua verità, arrabbiata e sfinita.
Il racconto si snoda sul palco fino ad arrivare allo spoglio dell’artista sull’altare della musica. E davanti al pubblico restano solo gli abiti, vuoti, abbandonati. Senza anima.
La prosa e la lirica si incontrano nella spoglia sala della Cavallerizza del teatro Litta e la Casta Diva parla di sé e con sé.
Questa Callas sublime è portata in scena da una Anna Coppola, perfetta nei panni del soprano greco. Accompagnata in scena da Silvia Quarantina, altrettanto valida.
La regia è affidata alla giovanissima Ottavia Lanza, che completa questo gineceo moderno che si basa su professioniste abili e capaci. Belle anche le musiche, composte da Matteo Buzzanca.
Una chicca per gli appassionati: i di scena costumi provengono delle Sartorie Tirelli, lo storico atelier della Callas.
Spettacolo intenso, conciso ed emozionante.
Milano, Teatro Litta, 6 febbraio 2008