Lapsus, coincidenze, intuizioni improvvise: sono questi gli elementi fatali su cui si gioca l'avvincente dipanarsi della vicenda di Camilla. Una vicenda a doppio binario, visto che la giovane protagonista ci viene mostrata in scena mentre porta avanti, contemporaneamente, due destini e due vite possibili: una che la vede studentessa di architettura e moglie del tranquillo ingegnere Filippo e l'altra, nella quale è compagna del terrorista Bobby, oltre che artefice materiale di un attentato a un professore universitario.
La scelta è quella di un uso registico attento della luce, che vede illuminarsi di volta in volta la parte di palco in cui la scena è "vissuta", mentre l'attore dall'altra parte rimande in "freeze": il tutto contribuisce positivamente al ritmo e alla velocità del racconto, rendendo con efficacia l'idea di una tragica simultaneità o, meglio, di una presunta bigamia. In realtà, tra (magri) bilanci familiari e citazioni di Bakunin, attese angosciose e stanchezze coniugali, la vicenda di Camilla si consuma mostrandone in parallelo due scelte di vita ipotetiche, due sviluppi di uno "se" coltivati e pensati in una stessa mente femminile, desiderosa di realizzazione e normalità.
Purtroppo, la maternità, la casa, un futuro migliore, tutto ciò che Camilla desidera (o, forse, questi due maschi ugualmente miopi la inducono a desiderare) si brucia in un crescendo di tensione che svela gradualmente il tragico compimento di entrambi i destini; come a dire che ogni possibilità della vita si conclude in uno stesso cortocircuito di senso, in una stessa negazione di una libertà sognata.
A ripensare la vicenda della giovane terrorista, così convinta di poter costruire un futuro migliore, vengono in mente le parole di una canzone degli Offlaga Disco Pax, Sensibile, dedicata appunto alla figura della terrorista Francensca Mambro: "Sensibile è una parola vaga come le stelle dell'Orsa". E vaga, incerta, confusa è la coscienza della stessa Camilla, che solo a posteriori si rende conto delle contraddizioni della sua condotta, anche rispetto al matrimonio con il buono ma fragile Filippo.
Pensata con efficacia per raccontare gli sbagli e gli interrogativi di una giovane donna, Camilla viene presentata al Duse in una versione "attualizzata" e ambientata ai giorni nostri: rispetto alla versione originale del Sipario Strappato, che manteneva un'ambientazione risalente agli "anni di piombo", il tema sociale del terrorismo viene maggiormente esplicitato ed esplorato, sempre con uno sguardo né moralista né complice, volto a capirne meglio i moventi e i perché. Lo stesso vale comunque per l'altra vicenda, più strettamente "borghese" e coniugale, che viene resa in scena con semplicità ed efficacia, anche grazie a una convincente prova d'attore di Alessandra Caviglia e Davide Mancini.
La resa complessiva, a livello recitativo e scenico, è in ogni caso godibile e soddisfacente, per una pièce che, partita da un piccolo teatro, ha tutte le carte in regola per continuare a raccontare la sua storia su altri palchi e in nuovi contesti.