Lirica
CANDIDE

LUCI E OMBRE DI CANDIDE

LUCI E OMBRE DI CANDIDE

Per la prima volta a Roma, nella fastosa cornice del teatro Costanzi, è andata in scena l’operetta più colta dei tempi moderni, il Candide di Leonard Bernstein. L’allestimento è quello del teatro San Carlo di Napoli con la regia di Lorenzo Mariani, voce recitante nella parte di Voltaire, Adriana Asti.
L’opera è stata scritta, non a caso, da Bernstein negli anni del maccartismo; come ai tempi dell’Inquisizione, talvolta la ragione abdica al pregiudizio e alla superstizione.
”C’è dolcezza in ogni dolore”dice Candide dopo che il suo mondo è andato in cenere, “Dio nella sua infinita saggezza ha permesso l’invenzione della corda” dice Pangloss mentre viene impiccato.
Bernstein, come Voltaire, denuncia l’accettazione passiva degli eventi, l’ottimismo ad ogni costo.
Solo un sano realismo ci può salvare, accettando il destino ma operando per costruirlo.

L’invenzione musicale è straordinaria, le peripezie del protagonista in giro per il mondo vengono efficacemente sottolineate da una spumeggiante atmosfera da Broadway. La presenza dello speaker è indispensabile per raccordare i diversi episodi, altrimenti incomprensibili: purtroppo gli interventi parlati sono sempre fuori ritmo, la grande attrice Adriana Asti è impacciata, scolastica. Inoltre, in questi interventi vengono spesso proposti velleitari e gratuiti riferimenti all’attualità che non giovano al messaggio dell’opera.
La regia esibisce un palco affollato dal coro che siede sulle gradinate di quello che potrebbe essere uno studio televisivo e la situazione non permette di apprezzare adeguatamente le coreografie proposte dai ballerini. I protagonisti si muovono sempre sul limite del proscenio, rinunciando ad ogni  incursione nelle zone più lontane: il risultato è un’azione piatta.
Le scelte della regia sono in parte compensate dalle scene di Lorenzo Rubartelli integrate da proiezioni di Fabio Massimo Iaquone e di Luca Attili. Belli e coloratissimi i costumi di Giusi Giustino.

L’orchestra energicamente diretta da Wayne Marshall ci dà un suono “americano” con la giusta dose di swing; il coro contribuisce da par suo alla fedeltà allo spirito musical dell’opera.
Grande presenza scenica e musicale dei protagonisti, soprattutto Michael Spyres (ingenuo e tenero Candide), Jessica Pratt (esuberante e ingombrante Cunegonde); ottimo Derek Welton nella parte di Pangloss e perfetta, nella parte della Old Lady,  Jane Henschel, purtroppo dotata di una emissione un po’ debole; giustamente sexy la Paquette di Elena Rossi; comunque adeguati alla situazione tutti gli altri.

Applausi cordiali, non entusiasti da parte di un pubblico in cui non si riesce a vedere un po’ di gioventù.

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