Ad aprire la stagione del Carcano la collaudata commedia napoletana di Luigi De Filippo con la sua trascinante ventata comica da teatrino della vita e dei suoi minuti incidenti.
E' un miracolo di fattura ed un intarsio perfetto il testo scritto da Eduardo Scarpetta nel 1901. Rappresentato sul grande schermo negli anni Cinquanta in un film con Umberto Spadaro e Titina De Filippo, fu portato in scena per la prima volta all' Eliseo nel 1970 quando Eduardo De Filippo ne presentò un adattamento comprimendolo da tre a due atti. Sul palco insieme a lui c'erano i bravi Luca De Filippo, Angelica Ippolito e Pupella Maggio.
Oggi rappresentata nel solco della tradizione familiare da Luigi De Filippo che ne ha curato la regia e vi si è ritagliato un brillante ruolo da attore, la pièce rinnovata con tempi comici più serrati mostra ancora tutto il sensibile garbo e l'attualità senza tempo del testo di nonno Scarpetta.
Il clima, coadiuvato da lussuosi interni ed abiti splendidamente ricercati, riconduce ad un'umanità borghese dove tutti i fraintendimenti ruotano intorno al sentimento della gelosia con strascichi divertenti e amari al contempo. Il matrimonio di Ninetta e Cirillo è infatti turbato dall'opprimente possessività della sposa che logora il rapporto con scoppi di rabbia e liti continue. Don Salvatore e Rosina, genitori di Ninetta e coniugi innamorati, decidono di fingersi “cani e gatti” per dimostrare alla coppia come l'acredine possa minare le basi stesse dell'unione distruggendone l'armonia. In questo gioco a quattro dove equivoci e risse vere o fasulle la fanno da padrone si inseriscono una moltitudine di personaggi che danno vita ad un inanellarsi di situazioni comiche create da equivoci ed incomprensioni in un clima di scatenato divertimento di chi recita e di chi ascolta.
La pièce, entro una solida cornice di leggerezza e piacevolezza, scandaglia le dinamiche universali dei sentimenti e le problematiche del rapporto di coppia arricchendole con i paradossi che fanno parte della vita di tutti i giorni tramite personaggi caricaturali (i servi impiccioni, l'avvenente vedova civettuola, il corteggiatore maldestro...) e giochi di parole resi impareggiabili dalla cadenza partenopea. Una rappresentazione via via sempre più esilarante, fino al finale dove apparentemente i rapporti si ricompongono e l'armonia familiare torna sovrana.
La bella interpretazione di Luigi De Filippo affiancato da undici giovani attori figli della grande scuola teatrale partenopea ci porta per mano in un'esposizione di arti comiche di metà Novecento che da sempre sa richiamare molto pubblico in platea.