Una Carmen parigina, priva totalmente del suo tipico folclore spagnoleggiante, apre la cinquantacinquesima edizione del Macerata Opera Festival intitolata quest’anno #rossodesiderio.
Una Carmen parigina, priva totalmente del suo tipico folclore spagnoleggiante, apre la cinquantacinquesima edizione del Macerata Opera Festival intitolata quest’anno #rossodesiderio.
Sensualità e cabaret
Jacopo Spirei sposta l’azione in un moderno Crazy Horse, fra ballerine e soubrette che nel primo atto si esibiscono di fronte a un pubblico borghese, sorvegliato e difeso da poliziotti che ar-ginano tentativi di furto operati dai bambini, mentre nel secondo si lanciano in una vertiginosa pole dance all’interno del locale di Lilas Pastia, eseguita su pertiche sormontate da grosse labbra gonfiabili. Frequente è il tema del travestitismo che non tocca soltanto i ballerini, ma anche i contrabbandieri, in quali per motivi non ben chiari indosseranno in scena abiti femminili.
Lo spettacolo è comunque disomogeneo, ha qualcosa di irrisolto e non decolla, le varie parti non risultano ben coese e l’atmosfera di sensualità che lo pervade rimane in superficie. Nel terzo atto la staticità delle masse è eccessiva e la scena delle lettura delle carte, lanciate a terra in modo confuso dalle protagoniste che stanno certamente facendo le prove di uno spettacolo, perde davvero molto del suo mordente. Poco azzeccato il finale in cui, durante una cafonissima sfilata di celebrità sul red car-pet seguita da una marea di giornalisti, Carmen trova la morte a colpi di macchina fotografica in testa, sotto gli occhi dei paparazzi che ne documentano l’episodio senza intervenire.
Le scene, pensate da Mauro Tinti, sono dominate dalla sagoma di una colossale gamba femminile piena di paillettes e completa di scarpa con tacco vertiginoso; appese al muro di fondo, sul quale alcuni acrobati praticano spettacoli di danza verticale, vi sono delle strisce d’argento che, mosse dal vento, creano a tratti fastidiosi rumori; a lato troneggia una gigantografia della protagonista.
L’aspetto musicale: luci e ombre
Francesco Lanzillotta, alla direzione di una non impeccabile Orchestra Filarmonica Marchigiana, decide di aprire quasi tutti i tagli tradizionali staccando tempi precisi e adeguati. Parte del lavoro di cesello operato si perde all’interno della vastità dello Sferisterio, ma si tratta in ogni caso di una direzione pregevole, sofisticata, che in qualche modo cerca anche di adeguarsi alle scelte registi-che.
Abbastanza buono il cast per quanto concerne le voci femminili. Irene Roberts nel ruolo eponimo è una Crazy Girl molto abile nel muoversi e nell’immedesimarsi nel personaggio voluto dal regista. La linea di canto è corretta, anche se il fraseggio appare perfettibile, il è timbro piacevole; quel-lo che manca è quella sensualità travolgente che caratterizza la figura di Carmen e che dovrebbe tra-sparire da ogni nota.
Pulita la Michaëla di Valentina Mastrangelo che, a parte leggere asperità in acuto, porta a ca-sa la miglior prova della serata.
Sul fronte maschile Matthew Ryan Vickers difetta in proiezione della voce ed esibisce un timbro non gradevolissimo, David Bizic veste i panni di Escamillo generico e non dotato di splendidi strumenti vocali. Molto bene le parti di contorno, più che discreto il Coro Lirico Marchigiano “Bellini”.